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venerdì 5 settembre 2008

Una città ostaggio del suo passato

di Corrado Augias

La città si divide sul progetto di un parcheggio sotterraneo da 700 auto
di Corrado AugiasAnche se i fatti riguardano la cronaca attuale e il futuro della città, vorrei cominciare ricordando gli antefatti. In antico sul Pincio c´erano vigne così numerose che da quelle prese nome il luogo: collis horticulorum. Poi vennero le ville dei ricchi patrizi romani, tra i quali i Pinci, che dettero nome alla zona. Poi, ai piedi del colle, sorse una cappelletta in seguito trasformata nell´attuale basilica di santa Maria del Popolo. Fu papa Pasquale II (1099-1118) a volerla. Uomo superstizioso, vedeva con preoccupazione il volo di certi corvi su di un noce piantato vicino alla tomba dei Domizi.Il povero papa era convinto che quegli uccellaci neri fossero demoni in attesa della resurrezione di Nerone, identificato con l´anticristo. La cappelletta sorse con il contributo del popolo romano donde il suo nome (santa Maria del popolo) poi passato alla piazza. Alcuni secoli dopo, per volontà di Napoleone (che però a Roma non mise mai piede), il giardino del Pincio venne trasformato in parco pubblico. Poi venne il geniale Giuseppe Valadier (1762-1839) che fondendo miracolosamente il suo prediletto stile neoclassico alla spazialità barocca fece della piazza e della collina del Pincio uno degli scenari urbani più affascinanti d´Europa, il vero salotto di Roma.Pochi cenni sommari per ricordare in che luoghi e con quale carico di memorie, il parcheggio che divide la capitale dovrebbe essere costruito. Si possono dunque capire i dubbi, perfino le ostilità, anche se manifestate a volte con una certa sguaiataggine. Bisogna però aggiungere che, a lavori ultimati, tutto tornerà come prima salvo i due fornici di entrata e di uscita all´altezza della prima curva sulla rampa di destra della collina. Del resto resistenze anche molto forti hanno incontrato altri progetti, non escluse le linee della metropolitana e lo stesso Auditorium, poi diventato uno dei più piacevoli - e frequentati - centri di aggregazione della vita cittadina. Un luogo, mi diceva tempo fa un amico tedesco, dove anche a Roma sembra di stare in Europa.
Scavando per l´Auditorium si ritrovarono i resti di una villa romana; ruotato opportunamente l´asse del progetto, quei ruderi sono stati integrati nella costruzione, accrescendone il prestigio. I precedenti analoghi del resto sono numerosi. Alla fine degli anni Cinquanta si dovettero aprire alcuni varchi nelle venerande mura aureliane per far defluire il traffico automobilistico in aumento. Anche allora polemiche. Oggi, mezzo secolo dopo, solo gli appassionati sanno riconoscere (o distinguono) tra porte originarie e aperture recenti. Tutti sanno che il sottosuolo di Roma è cosparso di resti romani per i quali dovrebbe sempre valere il principio sinteticamente enunciato da Massimo Cacciari: «Se si tratta del solito muretto si sposta o si demolisce; se si trova una domus affrescata si cambia il progetto».Che sotto il piazzale del Pincio ci fossero dei resti, e di quale natura, si sapeva prima di cominciare gli scavi. La sorpresa semmai è stata di trovarli più consistenti di quanto si supponesse. Come insegna il precedente dell´Auditorium, non sono quei resti a creare imbarazzo, le soluzioni essendo solo due. O si ricopre tutto lasciando ai posteri la decisione; o li si ingloba nel progetto rendendo visitabile ciò che per secoli ha riposato nelle viscere della terra. Davvero non si vede dove sia il problema.Che invece, a mio parere, può sorgere per un altro aspetto del progetto partorito dalla giunta Veltroni all´interno di una visione organica: una rete di parcheggi sotterranei al fine di liberare la superficie dalla soffocante, caotica, presenza di auto spesso abbandonate dove capita. I posti macchina nel parcheggio del Pincio sono destinati in primis ai residenti e dovranno consentire di pedonalizzare l´intera zona. Chi prova oggi a camminare per via del Babuino o via di Ripetta sa quali disagi si incontrino; più che disagi spesso una vera e propria impossibilità a procedere non solo da parte, per esempio, di donne con carrozzina o di anziani ma anche di persone nel pieno vigore. Tutto questo dovrebbe sparire, restituendo alla zona una grazia e un fascino da tempo smarriti. Ci si riuscirà? Ricordo che per almeno tre volte si è tentato di proibire la fermata (non la sosta, anche la fermata) delle auto in via del Babuino, registrando altrettante sconfitte. Andrà meglio dopo il parcheggio?
(03 settembre 2008)

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