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venerdì 23 gennaio 2009

notizie immobiliare - marco ramberti

bollettino di notizie immobiliari

venerdì 23 gennaio 2009, anno tre, numero 57 14.895 sottoscrizioni


mutui sotto il 4%, ma le banche non si adeguano
repubblica.it, giovedì 22 gen 09

il decreto legge anti-crisi fissa al 4% il tetto massimo da applicare ai mutui a tasso variabile. tuttavia molti utenti si ritrovano ancora a dover pagare rate a un tasso superiore, anche se al livello attuale dei saggi questa soglia non dovrebbe essere mai oltrepassata. come è possibile? mancano decreti attuativi, inoltre la circolare diffusa dal ministero del tesoro, che concede alle banche tempo fino a fine febbraio per adeguarsi alla disposizione di legge, "autorizza" gli istituti di credito a prendere tempo. nel frattempo se contrazione delle rate c'è stata, questa è dovuta alla caduta vertiginosa dell’euribor e non all’intervento degli istituti di credito tanto che mauro novelli, segretario generale dell'adusbef mette in guardia i consumatori invitandoli a prestare attenzione allo spread, il ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo. se questo è troppo alto vale la pena di rinegoziarlo. per novelli "è meglio che passare a un altro mutuo"

il 2009 è l'anno giusto per comprare
finanza e mercati, venerdì 23 gen 09

i venditori si mettano il cuore in pace: la corsa al ribasso dei prezzi delle abitazioni e la flessione delle compravendite proseguirà per tutto il 2009. queste le previsioni dell’ultimo report diffuso da hamptons international, colosso britannico dell’intermediazione immobiliare, che nello specifico prevede per il nostro paese un ulteriore ribasso delle compravendite di 30 punti percentuali, ribasso che va ad aggiungersi al crollo del 15% sofferto nel secondo semestre del 2008 e che porterà a un calo dei prezzi pari al 30%. in controtendenza solo milano, roma e il sud dell’italia, dove i prezzi degli immobili dovrebbero tenere. pessime le previsioni per il mercato immobiliare britannico che, dopo aver visto i prezzi delle case crollare del 25% nel secondo semestre dell'anno scorso, potrebbe dover affrontare un ulteriore deprezzamento delle abitazioni (-25%) nel 2009. appena più contenuti i cali pronosticati per india (-15/20%), oman (-15/20%), dove è previsto anche un calo dei canoni d’affitto, e dubai (-20%). per il marocco, invece, si parla di una diminuzione prevista per i prezzi degli immobili del 5-10%, che interesserà soprattutto zone turistiche come marrakech e tangeri

case: prezzi in caduta libera tranne a milano
il sole 24 ore, sabato 17 gen 09

l'analisi comparativa del sole 24 ore circa l'andamento dei prezzi degli immobili nelle principali città italiane tra il 2006 e il 2008 ha rilevato valori in discesa con picchi del -18%. firenze e torino le città che hanno risentito di più della crisi con quotazioni che sono andate giù in maniera decisa in alcuni quartieri (tra il -10% e -18% rispetto a due anni fa). meno generalizzati i cali nelle altre città, dove la retromarcia dei prezzi ha interessato soltanto alcune zone. a roma, per esempio, l'andamento negativo ha toccato la zona di piazza epiro (-16%), porta portese (-13%), aurelia-boccea (-9%) e appio latino (-6%) mentre altre aree registrano rincari. a bologna e genova prezzi in discesa tra il 5%-14% rispetto a due anni fa. crollate le quotazioni a napoli nei quartieri vomero-arenella (-15%) e montesanto (-8%). a palermo hanno preso la china discendente i quartieri del centro storico (-15%), pallavicino e montepellegrino-fiera (-12%), libertà (-8%). in questo contesto milano è l'unica città dove i prezzi sono stabili con aumenti contenuti in corso vittorio emanuele, solferino, porta romana, san siro, tito livio, sarpi-canonica e rubens-gambara

venti di crisi sul mattone polacco
il sole 24 ore, sabato 17 gen 09

la crisi mondiale investe anche il mattone polacco. quella che fino a pochi mesi fa era considerata la tigre dell'est europa per il suo rapido sviluppo soprattutto nel mercato immobiliare (record delle compravendite nell'ordine del 50% nel 2007), segna il passo. tra i problemi che bloccano la crescita, le difficoltà ad ottenere un mutuo. le previsioni per il 2009 calcolano un 45% di invenduto (a settembre 2008 era pari al 19%) con una consistente caduta dei prezzi. a varsavia le quotazioni medie per le nuove abitazioni erano pari a 8.900 sloty (circa 2.350 euro/m2) nel terzo trimestre 2008, con prezzi che andavano livellandosi verso l'alto per via della riqualificazioni di ex quartieri operai divenuti improvvisamente trendy

banche/abi: meno prestiti ma anche mutui meno salati
virgilio.alice.it, venerdì 22 gen 09

a novembre 2008, i finanziamenti bancari alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, hanno registrato una contrazione annua del 2,2% contro un aumento del 10,2% di novembre 2007. una frenata dovuta alla netta flessione registrata nell'ultimo anno nel mercato immobiliare (-14% di compravendite secondo l'agenzia del territorio). il bollettino dell'associazione bancaria italiana (abi) di gennaio mette poi in rilievo come a dicembre il tasso sui mutui concessi alle famiglie, che stanno manifestando una preferenza per il fisso, sia tornato ai livelli di gennaio 2007, al 5,08%, quasi mezzo punto in meno rispetto a novembre (5,54%). un andamento "in linea con le indicazioni della Bce e con l'andamento delle condizioni del mercato interbancario" che, dopo le tensioni, sembra avviarsi verso una fase di normalizzazione

affitti in francia: corsa al rialzo o tendenza al ribasso?
le figaro.fr, giovedì 15 gen 09

notizie contrastanti quelle che provengono da oltralpe a proposito del mercato degli affitti francese. secondo la rete immobiliare century 21, l’aumento dei canoni di locazione a livello nazionale ha subito un deciso rallentamento, passando dal 5,1% di crescita media del 2005 al 2,1% di inizio 2008, per poi crollare di 2,4 punti percentuali a fine anno. il gruppo, inoltre, prevede che i canoni d’affitto possano continuare a scendere fino al 2012. all’opposto, fnaim ha previsto per il 2008 una crescita media degli affitti di 2,6 punti percentuali su base annua, confermando così una tendenza all’aumento che persiste ormai da dieci anni. ancora diversa l’opinione di michel mouillart, stimato professore di economia secondo il quale i canoni d’affitto continuano a crescere, ma comunque a ritmi inferiori rispetto agli anni passati e mantenendosi al di sotto del tasso d’inflazione. intanto, secondo gli ultimi dati diffusi dall’insee (l’istituto nazionale di statistica e di studi economici), l’irl (il tasso utilizzato per fissare l’aumento dei canoni d’affitto) è cresciuto del 2,83% nel quarto trimestre del 2008; ciò significa che i proprietari, al momento della rivalutazione annuale del bene, possono chiedere un aumento del prezzo dell’affitto pari al 2,83%, ma solo se tale possibilità è prevista nel contratto di locazione

tendenze nel mercato del lusso: la casa delle belle arti
milano e finanza, sabato 17 gen 09

l’ultima tendenza nel segmento delle abitazioni di pregio-lusso riguarda gli immobili tutelati dalle belle arti. secondo l’ultimo studio condotto da gabetti, il 47,5% degli acquirenti del settore ricerca soprattutto edifici dotati di elementi artistici (la facciata storica, gli interni d’epoca, gli affreschi, i mosaici e i pavimenti originali), situati nel centro storico delle città d’arte come roma, firenze, venezia, milano. si tratta di una tipologia abitativa votata all’esclusività, richiesta soprattutto da professionisti, imprenditori italiani e stranieri. secondo l’ufficio studi gabetti anche il mercato del lusso, pur avendo risentito meno della crisi rispetto ad altri settori, ha fatto registrare per il secondo semestre del 2008 una diminuzione sia del numero delle transazioni sia dei prezzi. nel capoluogo lombardo si registra la contrazione più sensibile (-12%); tengono solo le vie del quadrilatero della moda, dove per un immobile di lusso si può arrivare a spendere fino a 25mila euro al m2, 23mila se da ristrutturare. appena più contenuti i prezzi in altre zone molto ricercate come magenta (fino a 11mila euro al m2 per un appartamento di super-lusso, che possono scendere a 8mila se da ristrutturare), brera (9.500 euro/m2 ristrutturato; 8mila da ristrutturare) e porta venezia (dove non si scende mai al di sotto di 7.500 euro /m2). quanto ai canoni d’affitto annuali, si passa da un massimo di 360 euro/m2 richiesti nel quadrilatero della moda, a un minimo di 200 euro/m2 in zona magenta. la contrazione delle quotazioni è stata invece più contenuta nella capitale (-6%), dove per un’abitazione di lusso nelle zone esclusive di piazza di spagna e piazza navona si può arrivare a spendere 25mila euro/m2, 23mila o 20mila se da ristrutturare. i canoni d’affitto annuali più elevati si registrano invece in via tre orologi (360 euro/m2) mentre in piazza navona e piazza di spagna difficilmente superano i 300 euro/m2

italia, aumentano gli investimenti nel mattone nel IV trimestre 2008
finanza e mercati, venerdì 16 gen 09

secondo l’ultimo studio condotto da cb richard elllis, società internazionale di consulenza , nel nostro paese gli investimenti nel mattone sono cresciuti del 182% nell’ultimo trimestre del 2008 rispetto al trimestre precedente, raggiungendo quota 2,61 miliardi di euro. il merito sarebbe da imputare ai fondi lanciati dalle due principali banche italiane, unicredit e sanpaolo, per un totale di 1,65 miliardi di euro, più della metà dell’investimento complessivo. trimestre positivo anche per l’immobiliare francese, dove gli investimenti sono aumentati del 13% per toccare quota 2,8 miliardi, e per il mercato tedesco, forte dei 3,8 miliardi di euro investiti con una crescita media del 2%. si tratta però delle uniche note positive in un mercato europeo che ha visto i propri investimenti nell’immobiliare soffrire una perdita del 29% e fermarsi a 19,5 miliardi di euro. fanalino di coda sono l'area scandinava (-77% a 2 miliardi), la spagna (-43% a 814 millioni) e il regno unito (-7% a 4,9 miliardi)

in italia cresce il rischio insolvenza
il mattino, domenica 18 gen 09

l’allarme è lanciato dall’ultimo rapporto censis, relativo al primo semestre del 2008: il 12,5% delle famiglie italiane che hanno contratto un mutuo sono a rischio insolvenza. secondo il rapporto, tra queste famiglie solo il 3% si troverebbe in vero pericolo, non avendo rispettato le scadenze delle rate; il 9,7% dichiara invece grandi difficoltà nel pagamento, pur riuscendo ancora per il momento a rispettare i termini, mentre il 30% lamenta solo “qualche difficoltà”. appena più positiva la situazione sul fronte del credito al consumo, dove solo il 5,6% delle famiglie che hanno contratto finanziamenti si trovano in difficoltà, mentre il 70% ammette di non avere particolari problemi nel rispettare le scadenze rateali

quanto varrebbe la casa bianca se fosse in vendita?
zillow.com, lunedì 19 gen 09

barack obama, primo presidente afroamericano degli stati uniti, già risiede nella casa più famosa del mondo: la casa bianca. gli esperti di zillow.com, uno dei principali portali immobiliari degli stati uniti, hanno provato a stimarne il valore di mercato. la casa bianca, costruita in otto anni, tra il 1792 e il 1800 costò 232.372 dollari. il suo attuale valore di mercato - secondo gli esperti - sarebbe di 308.058.000 dollari (circa 232.661.000 euro)

torna di moda il mutuo a tasso variabile
il messaggero, venerdì 16 gen 09

in soli 3 mesi l'euribor si è più che dimezzato toccando quota 2,51% (a ottobre era al 5,39%). in soldoni una riduzione della rata mensile pari a 175-180 euro con un risparmio annuo per le famiglie pari a 2mila euro. ai tassi attuali il "bonus" può addirittura salire quanto più lunga è la durata del mutuo e dell'importo finanziato. per esempio, lo sconto può toccare i 330 euro/mese per chi ha un prestito a 30 anni di 200mila euro. dunque il mutuo a tasso variabile potrebbe tornare di moda anche per via delle tante soluzioni paracadute introdotte dai governi per far fronte ai continui rialzi del costo del danaro operati dalla banca centrale europea. dal primo gennaio è entrata in vigore la disposizione contenuta nel decreto anti-crisi che introduce un tetto del 4% alle rate del mutuo a tasso variabile al di sopra del quale interviene lo stato accollandosi la differenza degli interessi; dal 2007 c'è la portabilità del mutuo (introdotta da bersani-governo prodi) che permette di trasferire il mutuo ad un'altra banca a condizioni migliori; infine, da gennaio sono disponibili mutui ai tassi bce, con il vantaggio di una maggiore stabilità rispetto a quelli indicizzati euribor, ma anche degli spread più salati compresi tra l'1,5% e il 2%

Crisi

Il termine "crisi" - dal greco krisis (separazione, scelta, giudizio, decisione, usato nel contesto medico, teol. e giur.) - fu utilizzato in it. a partire dall'inizio del XIV, in franc. dal XVII e in ted. dal XVIII sec., per caratterizzare dapprima situazioni militari, poi anche politiche, che esigevano una decisione, risp. interventi concreti da parte degli attori coinvolti. Da allora, diagnosticare una crisi serve anche a giustificare un intervento; allo stesso modo, gruppi d'interesse, attraverso i loro discorsi, possono creare crisi reali o fittizie al fine di realizzare i propri obiettivi. Nell'epoca delle rivoluzioni il concetto esprimeva, nella filosofia della storia, "una nuova esperienza del tempo", e costituiva "il fattore e l'indice di un cambiamento di epoca" irripetibile, che modificava la storia in maniera "fondamentale" (Reinhart Koselleck). Nello stesso tempo, il termine veniva sempre più utilizzato, anche in altri campi scientifici e nel linguaggio corrente, per indicare situazioni problematiche di ogni genere, irrisolvibili con le tradizionali tecniche di soluzione dei problemi e che esigevano strategie specifiche di gestione. Tali situazioni possono essere uniche, ripetersi o raggiungere lo stadio di crisi croniche. A seconda del punto di vista dell'osservatore, esse possono essere giudicate come positive o negative. Le teorie delle crisi, sviluppate dalla sociologia e poi recepite dalla storia, cercano di spiegare le cause, lo sviluppo e le possibilità di porre termine alle crisi sociali e politiche. Le crisi sono concepite come perturbazioni delle relazioni all'interno di un sistema (o ambiente), capaci di mettere in pericolo la sopravvivenza dello stesso sistema o di una parte importante delle sue strutture. Questa impostazione fa sì che nelle discussioni sociologiche vengano messi in primo piano i problemi che riguardano l'adattamento del sistema al mondo contemporaneo, della stabilità e del cambiamento, della complessità crescente e del modo in cui è affrontata, e ci si concentri sui conflitti sociali che ne scaturiscono.
Nel XIX sec. la nozione di crisi venne utilizzata anche in contesti economici, in sostituzione di espressioni più vecchie quali ricaduta o ristagno. Per Crisi economica in senso stretto si intende la svolta brusca nel ciclo della Congiuntura , che passa dall'espansione alla recessione in un quadro di fallimenti, forti cadute dei corsi borsistici e sensibile diminuzione dei prezzi. Tuttavia, nel linguaggio corrente e storico, la crisi non indica unicamente il breve lasso di tempo della svolta congiunturale, ma anche il seguente periodo di depressione. Durante l'epoca preindustriale le Crisi demografiche ed economiche erano sovente causate da catastrofi naturali, epidemie (anche epizoozie), cattivi raccolti, guerre ecc. (Crisi del tardo Medioevo ), alcune volte da speculazioni, più frequenti con l'avvento dell'industrializzazione (ferrovie, miniere ecc.). A causa dei rapidi cambiamenti delle tecniche e delle condizioni di produzione, interi settori persero la loro competitività ripetutamente e in brevissimo tempo; nel mondo politico ed economico tali fenomeni sono definiti crisi strutturali. In seguito alla crescente interdipendenza delle economie nazionali e del costituirsi di un mercato mondiale, le crisi economiche in uno Stato si ripercuotono spesso direttamente anche su altri Stati o sul mondo intero, come è spesso avvenuto dalla metà del XIX sec. Verso la fine del XX sec. la dipendenza intern. è ulteriormente aumentata.
Le crisi politiche e sociali sono variamente collegate a quelle economiche. Carestie persistenti provocarono la messa in discussione dei poteri legittimi e lo scoppio di rivolte già molto prima dell'età moderna. In senso inverso, grandi crisi sociali o politiche sfociano in crisi economiche, perché, quando il futuro appare incerto, di regola gli investimenti diminuiscono trasformando così le crisi politiche in crisi economiche.
Fino agli anni 1970-80 la storiografia sviz. non prestò molta attenzione allo studio delle crisi, perché considerava l'ininterrotta continuità territoriale e politica del Paese come la sua caratteristica per eccellenza. La storiografia coltivò la tesi riduttiva secondo cui il "caso particolare" (Sonderfall) della Svizzera si basava su sottili e ponderate strategie di superamento dei conflitti grazie alle quali era stato garantito il mantenimento dell'"unione nelle diversità". In questa visione della storia, le crisi, come punti di svolta dello sviluppo storico e fasi di rottura nella vita sociale, trovarono poco spazio.
Questi fenomeni, trascurati per molti anni dai grandi rappresentanti della storiografia nazionale, attirarono comunque l'attenzione di singoli studiosi, che, almeno agli inizi, occupavano una posizione piuttosto marginale. Siccome l'attualità di una crisi stimola lo studio delle crisi del passato, la moltiplicazione di studi dedicati a questo argomento è esso stesso indice di periodi difficili; le date di pubblicazione delle opere cui si fa qui riferimento permettono di costruire un "calendario delle crisi" sviz.: vi figurano, come epoche di cambiamento sociale accelerato o innovatrici, il decennio 1890-1900, i primi anni 1920-30 e 1930-40 e gli anni 1970-80.
Jacob Buckhardt distingue nel processo storico tra "influssi e intrecci progressivi e costanti delle grandi potenze mondiali" e "processi accelerati" o "crisi storiche", durante le quali si realizzano in poche settimane evoluzioni che solitamente avrebbero bisogno di sec.; egli dunque differenzia lo stato di crisi da quello normale, che comunque non deve necessariamente essere privo di conflitti. La fenomenologia della crisi di Burckhardt si basa sull'analisi della Rivoluzione franc. del 1789. Centrale è per lui il carattere contagioso della crisi, che investe cerchie sempre più ampie, si trasmette in tutte le relazioni sociali e infine mette in discussione anche il potere politico. Tipico di questo processo non è solo il pessimismo, che Burckhardt ricollega alla restaurazione, alla fine della Rivoluzione franc., di un nuovo ancien régime, ma anche il potenziale creativo che si osserva quando le "barriere sono state abbattute o sono in procinto di esserlo". Va tuttavia notato che Burckhardt non ha esposto in modo preciso il concetto di crisi e nemmeno lo ha applicato empiricamente alla Svizzera.
Durante il periodo fra le due guerre mondiali la discussione sulle crisi fu rilanciata da esponenti molto marcatamente di sinistra o di destra. All'immagine di una storia armoniosa improntata alla continuità proposta dagli storici vicini al radicalismo, il politico socialista Robert Grimm oppose una concezione orientata sulle teorie di Karl Marx, secondo cui il motore del processo storico era la lotta di classe e il suo inasprimento, che culminava nelle crisi rivoluzionarie. La lotta dei Conf. per la libertà, la nascita delle corporazioni, la Riforma e la guerra dei contadini, l'Elvetica e la fondazione dello Stato fed. sarebbero il risultato delle lotte di classe motivate da interessi economici, durante le quali avverrebbe, sotto forma di crisi, la transizione da una forma di società a quella successiva. In questo contesto, Grimm interpretò coerentemente lo sciopero generale del 1918 e la stabilizzazione conservatrice che fece seguito alla sua repressione come crisi della democrazia liberale in fase di transizione verso un regime autoritario.
Anche l'interpretazione della storia della Svizzera proposta dall'intellettuale di destra Gonzague de Reynold si inserì nel contesto della "crisi del liberalismo". Egli contestò la concezione lineare del progresso sostenuta dalla storiografia liberale e rifiutò categoricamente le idee del 1789: il "democratismo" importato dall'estero, responsabile dei sovvertimenti del 1789 e del 1848, avrebbe reso estranea la Svizzera a se stessa e aperto un abisso fra il "Paese legale" e il "Paese vivente". La Svizzera, "resa malata" dalla cesura con la tradizione della Conf. prerivoluzionaria, avrebbe avuto bisogno di un uomo che, basandosi sulla fam. cristiana e sulle strutture dello stato corporativo, l'avrebbe condotta fuori dalla crisi. De Reynold definì la crisi come quel "decisivo lasso di tempo in cui matura una svolta della quale nessuno sa se sarà salutare o nefasta"; con questa definizione, orientata al concetto medico di crisi (ossia la fase decisiva di una malattia), de Reynold restò fedele al suo modello organico della società. Non mancò però di sottolineare che la storia è un processo aperto e si distanziò dal credo liberale del progressivo perfezionamento dei rapporti all'interno della nazione.
Diversamente dall'attacco di Grimm, che passò quasi inosservato, l'analisi di de Reynold provocò violenti proteste da parte dei liberali e della sinistra. La maggior parte degli storici si concentrò - soprattutto negli anni della difesa spirituale del Paese - sull'esposizione di un cammino rettilineo della Svizzera; sentendosi chiamati a definire un'identità nazionale, non ritenevano di potersi occupare sistematicamente di crisi.
Fu solo nel 1968 che a questa visione storica così piatta venne opposta un'altra prospettiva che riprese il concetto di "malaise elvetica" espresso alcuni anni prima nel campo borghese e, sotto l'influsso della Scuola di Francoforte, lo interpretò in chiave neomarxista. La crisi della "società tardoborghese" fu analizzata sullo sfondo di una concezione della storia che si distanziava esplicitamente dalla semplice elencazione e narrazione di fatti storici, e intendeva per contro spiegare e chiarire non solo il passato ma anche il presente. Secondo questa concezione, la crisi non era un prodotto del caso ma una conseguenza del tardo capitalismo: era il risultato delle contraddizioni fra le forze produttive dinamiche e le condizioni di produzione statiche, soggette a bruschi adattamenti nel corso del processo storico.
L'approccio creativo con il marxismo avviò, a partire dagli anni 1970-80, un'apertura della storia nei confronti della sociologia, che si tradusse in un interesse crescente per i fenomeni di crisi. Negli anni 1980-90 Hansjörg Siegenthaler sviluppò un modello del Mutamento sociale che pone sistematicamente in relazione crescita economica e crisi sociali: la crescita economica provoca inevitabilmente rotture nella società perché causa disparità nell'evoluzione dei prezzi, un aumento della mobilità sociale e tensioni nel sistema delle norme e degli status. Gli attori individuali e collettivi perdono di conseguenza la fiducia nei modelli di riferimento esistenti, il che frena le attività orientate verso il futuro e in particolare gli investimenti. Contemporaneamente si apre il "mercato delle idee" e le diverse interpretazioni della realtà inaspriscono i conflitti sociali. Dopo un periodo ricco di conflitti e caratterizzato da processi di integrazione ed esclusione riescono a sopravvivere solo quegli attori in grado di creare un nuovo insieme stabile di idee e istituzioni. Il modello distingue dunque due "stati di aggregazione" delle società moderne: da un lato la fase normale, strutturalmente determinata, in cui l'orientamento stabile favorisce la crescita economica e i conflitti sociali vengono risolti nel quadro delle istituzioni previste a tale scopo; dall'altro la fase di crisi, più breve, durante la quale vanno faticosamente create le nuove strutture.
È possibile fondare il modello su basi microsociologiche se si premette che l'azione sociale dipende dalle interpretazioni del mondo, di cui gli attori collettivi sono i mediatori. Partendo dalla considerazione che gli attori sociali devono sottoporre il mondo a un'interpretazione intersoggettiva, Kurt Imhof e Gaetano Romano hanno ampliato il modello di Siegenthaler, nel quadro della teoria della comunicazione, attribuendo ai discorsi pubblici la genesi e la riproduzione delle visioni del mondo. Nei diversi luoghi in cui si esprime l'"opinione pubblica" vengono prodotti modelli interpretativi e orientativi, costruite identità proprie e altrui, e viene stabilita una capacità di definizione politica. Questo processo necessita tuttavia di tempo, perché i processi di modernizzazione menz. svalutano i modelli interpretativi esistenti, creano spazi per movimenti concorrenti e nuovi media, che a loro volta modificano l'opinione pubblica. Si può dunque descrivere il cambiamento sociale come una sorta di crisi che provoca una mutazione strutturale dell'opinione pubblica.
Questo approccio, che considera la storia moderna della Svizzera come una successione di processi di crisi e di stabilizzazione, è stato applicato a più riprese, in particolare nelle recenti ricerche sullo Stato fed. Temi quali la questione europea, le tensioni fra le regioni linguistiche e le discussioni sulla Svizzera durante la seconda guerra mondiale (anni 1990-2000) hanno costantemente rafforzato l'interesse degli storici per il fenomeno delle crisi.