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martedì 24 marzo 2009

In tempi di crisi l'azione del fisco aumenta

di Giovambattista

In tempi di crisi l’azione del Fisco aumenta necessariamente la propria efficacia, indirizzandosi verso quei settori dove sussiste una particolare propensione all’evasione. In tale direzione va la strategia recentemente adottata per i cosiddetti “grandi contribuenti”.

In proposito, il comma 13 dell’articolo 27 del decreto-legge 29 novembre 2008 n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha infatti previsto che, a decorrere dal 1 gennaio 2009, per i contribuenti con volume d'affari, ricavi o compensi non inferiore a cento milioni di euro, le attribuzioni ed i poteri ispettivi e di accertamento sono demandati a strutture specializzate presso le Direzioni Regionali dell’Agenzia delle Entrate.

A tali Uffici sarà quindi demandata una vigilanza costante su gruppi societari e multinazionali di particolare rilevanza economica, i quali, in sostanza, saranno controllati ogni anno, con finalità chiaramente dissuasive dell’evasione e soprattutto dell’elusione fiscale.

Questo tipo di controlli sarà avviato quest’anno per i soggetti con fatturato superiore a 300 milioni di Euro e sarà poi esteso entro il 2011 a tutti i soggetti con fatturato superiore ai 100 milioni di Euro. Sul fronte invece del controllo sulle persone fisiche il principale strumento di cui si avvarrà il Fisco sarà quello dell’accertamento sintetico e del redditometro. Il famoso redditometro, in fondo, consiste semplicemente in un meccanismo che abbina automaticamente al possesso di determinati beni e servizi di lusso una determinata capacità di spesa.

In pratica, se un contribuente spende 100 e dichiara un reddito pari a 10, dovrà spiegare dove ha trovato gli altri 90 che non ha dichiarato. Come si può intuire, niente di trascendentale. Ma le cose semplici, di solito, sono le più efficaci.

Gli indici di ricchezza, come spiegato anche nella recente Circolare n.1/2008 della Guardia di Finanza, potranno essere per esempio i seguenti:

- pagamento di consistenti rate di mutuo;

- pagamento di canoni per l’affitto di posti barca;

- sostenimento di spese per ristrutturazione di immobili;

- pagamento di quote di iscrizione in circoli esclusivi;

- assidua frequentazione di case da gioco;

- frequenti viaggi e crociere;

- acquisto di beni di particolare valore (quadri, gioielli, reperti di interesse storico etc.).

In tale contesto si sono inoltre cominciate a porre le basi di un’importante collaborazione tra Comuni e Fisco, chiamando gli enti locali, cioè i soggetti più vicini al territorio e quindi più in grado di rilevare agevolmente i “fattori” di ricchezza, a comunicare all’Agenzia delle Entrate situazioni rilevanti per la determinazione sintetica del reddito.

L’impegno richiesto ai Comuni, del resto, non sarà a titolo gratuito, essendo previsto che ad essi spetterà il 30 per cento degli importi riscossi a titolo definitivo, grazie appunto alla loro collaborazione. Anche da qui passa il federalismo fiscale.

Infine, le indagini finanziarie. Con tale ulteriore strumento il Fisco potrà ricostruire il complesso dei movimenti di denaro, titoli e valori riconducibili ai contribuenti controllati. I flussi finanziari, del resto, sono oggi acquisibili da parte di tutti gli intermediari e non solo, come invece in passato, dalle banche e Poste. A questa forte azione di contrasto segue però, nella fase successiva (quella cioè in cui il contribuente “evasore” deve pagare quanto accertato), un atteggiamento, potremmo dire, più “morbido”

Con la manovra estiva (L. 133/2008) si è ormai infatti consolidata la linea di agevolare il contribuente che, a seguito dei controlli dell’Amministrazione Finanziaria, decida di pagare subito le imposte dovute.

Oltre infatti ai consueti strumenti dell’accertamento con adesione e della conciliazione, laddove il contribuente presti acquiescenza già ai rilievi formulati in sede di verifica fiscale, le sanzioni irrogabili vengono ridotte ad un ottavo del minimo; egli inoltre potrà ottenere la rateazione del pagamento senza prestazione di garanzie fideiussorie e gli spetterà anche un’attenuante, ai fini penali, nell’eventuale, connesso, procedimento penale.

Un po’ secondo la tecnica del bastone e della carota, però, nel caso in cui il contribuente non intenda pagare con tali agevolazioni e chiudere quindi definitivamente il contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria, il Fisco potrà ricorrere a vari strumenti cautelari, come la confisca dei beni per equivalente (in caso di reati) e potrà chiedere al Presidente della competente Commissione Tributaria Provinciale l’autorizzazione all’iscrizione di ipoteca o al sequestro (anche dell’azienda), anche semplicemente in base ad un processo verbale di constatazione, un atto cioè che, di per sé, non costituisce ancora pretesa tributaria.

Insomma, se è vero che l’evasione fiscale spesso dipende dalla consapevolezza della probabilità dell’impunità, forse, oggi, questa consapevolezza, vista tale, necessaria, propensione all’efficacia, dovrebbe perdere alcune delle sue certezze, anche soltanto come cinico calcolo di vantaggi e svantaggi.

Perché, se è vero che molti evadono perché ritengono che sia il solo modo per sopravvivere economicamente, a parte il fatto che ciò rappresenta una violazione di legge, un illecito amministrativo e a volte penale e una sleale concorrenza nei confronti di chi invece ottempera al dovuto pagamento di imposta, comunque è bene anche sapere che, una volta “beccati”, tra maggiori imposte, sanzioni ed interessi si rischia davvero il fallimento. E non è più come in passato, quando bastava fare ricorso, dilazionando i pagamenti nel tempo e magari sperando in un futuro condono. Oggi il conto, come visto, viene chiesto subito, secondo la logica prima paghi e poi si vedrà. E se non paghi, come detto, scattano pignoramenti, ipoteche e sequestri.

Se, del resto, tutti sono d’accordo con la campagna di Brunetta per un’Amministrazione Pubblica più efficiente (e come non potrebbe essere altrimenti), non si può dimenticare che, dato il suo specifico campo di azione, il solo modo per l’Amministrazione Finanziaria di essere efficiente è questo.

A prescindere quindi da se e quanto sia giusto o meno, un imprenditore (sia l’onesto che il “furbo”) dovrebbe almeno essere il più concreto e razionale possibile e ragionare in termini di rischi e benefici. Forse potrebbe allora giungere alla conclusione che oggi il gioco non vale più la candela. E’ chiaro del resto che la prima e principale funzione di tutti gli strumenti cautelari, architettati per recuperare le imposte evase, è di tipo psicologico.

La lotta all’evasione, infatti, si può vincere solo se cambia la mentalità dei contribuenti (e in questo, certo, avrà un ruolo fondamentale anche il vedere finalmente che lo Stato, in cambio di tali imposte, eroga servizi degni di tale nome). Se poi questo avvenga per ragioni di puro calcolo, o per motivi di etica e rispetto delle regole, dipenderà da ciascun contribuente; ma almeno il risultato finale non cambierà.

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