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martedì 15 settembre 2009

Piano casa e occupazione: il Governo riapre il dossier economico

www.loccidentale.it Giovanni Lombardo

Il governo riparte dall’edilizia per dare nuovo impulso all’economia. E valuta l’ipotesi di incrementare le risorse per gli ammortizzatori sociali con gli incassi della regolarizzazione di colf e badanti.
La prima mossa è stata annunciata ieri da Silvio Berlusconi: il consiglio dei ministri di domani ripartirà dal piano casa per le cento città nei capoluoghi di provincia. «Saranno insediamenti di case per giovani – ha detto il premier in un intervista al Giornale - con pagamento di rate di mutuo più basse dei canoni di locazione di mercato. L’avevamo promesso in campagna elettorale e ora stiamo entrando nella fase definitiva del progetto». Il provvedimento consentirà alle fasce meno abbienti di acquistare un’abitazione e allo stesso tempo metterà in moto ulteriori risorse in un settore, quello delle costruzioni, capace di dare forte stimolo alla ripresa.
L’autunno però si profila molto duro sul fronte dell’occupazione. Ecco perché, secondo alcune fonti vicine al dossier, il governo starebbe studiando la possibilità di incrementare i fondi da destinare alla cassa integrazione attingendo alle risorse che arriveranno dalla sanatoria per colf e badanti extracomunitarie contenuta nella manovra anticrisi varata prima della pausa estiva. Per effettuare le regolarizzazioni ci sarà tempo fino al 30 settembre e il Viminale calcola che arriveranno tra le 500mila e le 750mila domande. Questo vuol dire che già con il pagamento del forfait di 500 euro che sana tre mesi di lavoro clandestino, lo Stato incasserà entro un mese tra i 250 e i 375 milioni di euro. La sanatoria, secondo una stima del Sole24ore, può valere da 1,2 a 1,6 miliardi di euro tra tasse e contributi che saranno versati nel primo anno di lavoro da e per i lavoratori immigrati regolarizzati.
Il Cavaliere, intanto, continua a dirsi ottimista sulla crisi economica nonostante i dati preoccupanti arrivino da più parti. A luglio, fa sapere Eurostat, il tasso di disoccupazione registrato nella zona dell'euro è continuato a salire fino al 9,5% (era al 9,4% nel mese precedente) portandosi al livello più elevato dal maggio 1999. Nell'Ue a 27 il tasso è stato del 9% contro l'8,9% di giugno, con un record mai raggiunto dal maggio 2005. Tradotti in posti di lavoro questi numeri indicano che in un anno il numero dei disoccupati è cresciuto di oltre 5 milioni nell'Ue a 27 e di oltre 3,2 milioni nella zona dell'euro: in totale le persone disoccupate ammontano a luglio a quasi 22 milioni (21,8 milioni), di cui oltre 15 milioni nella zona dell'euro. Anche i dati che provengono dall’Italia non sono confortanti e segnano ovunque cali dell’occupazione e aumenti della cassa integrazione. A giugno nelle grandi imprese l’occupazione ha fatto registrare un segno negativo del 4,2% in un anno e nelle industrie il dato è arrivato fino al -9,7% al netto della Cig. La cassa integrazione, dal canto suo, a giugno era a un livello massimo da quando l’Istat ha iniziato nel 2000 la serie storica che misura l’incidenza della Cig sul totale delle ore lavorate.
«È necessario avere fiducia, ma dobbiamo concentrarci su come continuare a garantire la pace sociale – ha detto Berlusconi - Abbiamo aperto la cassa integrazione anche agli artigiani, perché nessuno deve sentirsi abbandonato. Nei momenti difficili la prima preoccupazione di un governo deve essere quella di aiutare chi perde il posto di lavoro». Alle parole del premier hanno fatto eco quelle del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che ha sottolineato come proprio grazie agli ammortizzatori sociali, il Paese ha «contenuto» gli effetti della crisi sull’occupazione tanto che «800 mila posti di lavoro sono stati salvati» con il ricorso a tali strumenti.
I sindacati però sono in allarme a causa delle circa 400 crisi aziendali che riguardano tutto il territorio nazionale e chiedono una convocazione da parte dell’Esecutivo per discutere le misure da mettere in campo per evitare un’ulteriore emorragia di posti di lavoro. I segnali che arrivano da Palazzo Chigi sono già chiari: il tema dell’occupazione è al primo punto dell’agenda del governo.

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