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martedì 14 aprile 2009

Sei domande per il cambiamento - Marco Ramberti

1. QUALE E’ IL PROBLEMA? … PERCHE’ DOVREI CAMBIARE? Definire il problema in termini chiari e concreti. Quale è il comportamento da cambiare , renderlo il più possibile visibile e tangibile, quale sono le cause che lo hanno generato? Raccogliere tutte le informazioni e dati utili alla definizione del problema da cambiare.

2. COSA ABBIAMO FATTO GIA’ PER RISOLVERLO? PER CAMBIARLO?: esaminare le soluzioni già tentate e che non hanno funzionato, analizzare il perché non hanno funzionato.

3. COSA VOGLIAMO OTTENERE DAL CAMBIAMENTO IN TEMPI BREVI E LUNGHI? Definire ciò che si vuole ottenere dal cambiamento, cosa deve fare per te il cambiamento? Analizzare con il modello SMARTE come se fosse un obiettivo da raggiungere.

4. COME PENSO DI OTTENERLO? Creare un piano di azione settimanale per ottenere il cambiamento e metterlo in pratica, pianificare cosa fare e come farlo.

A questo si aggiunge la fase della verifica dei risultati ottenuti.

5. COSA HO OTTENUTO? È la fase della verifica dei risultati ottenuti dal piano di azione che vengono confrontati con gli obiettivi iniziali.MISURA I RISULTATI... Si è fatto quanto pianificato?, i risultati sono quelli che mi aspettavo? La fase della verifica deve essere monitorata con step intermedi in modo da poter intervenire tempestivamente.


6. QUALE E’ LA CORREZIONE DA FARE? È la fase in cui si decidono le correzioni da porre in essere, in base all’esito della verifica precedente; se la fase di verifica è positiva il cambiamento va consolidato, ripetuto per ancorarlo meglio e renderlo una nuova abitudine potenziante, invece se l’esito è negativo si ritorna alla fase uno del ciclo e chiedersi nuovamente QUALE E’ IL PROBLEMA? … COME POSSO CAMBIARLO? .

L’efficacia del modello si basa sul presupposto che le persone “adottano spesso le soluzioni più comode e non quelle più efficaci” per risolvere un problema oppure per ottenere un cambiamento.
Spesso, inoltre si arriva ad accentuare il problema, poiché le persone o i gruppi continuano ad adottare le stesse modalità di pensiero e azione per uscire dal problema o per cambiare qualcosa di se o nel contesto in cui vivono o lavorano.

Questo atteggiamento è un processo oramai noto nelle persone perché certamente più comodo e rassicurante, i cambiamenti spaventano!

la resistenza al cambiamento è uno dei paradossi più grandi dell’essere umano, ogni giorno noi tutti cambiamo, siamo per forza diversi ma mentalmente lo rifiutiamo poiché questo comporta per noi uno sforzo a cui non vogliamo sottoporci.

Gli esseri umani sono geneticamente sviluppati per ottenere il massimo del risultato con il minimo sforzo.
È parte integrante dei nostri bisogni primari... una volta ottenuta una cosa desiderata tendiamo a consolidarla tendiamo a compiere quella stessa azione che l'ha generata, poiché abbiamo acquisito la certezza che il risultato sarà a noi noto.

è la forza delle abitudini..

.. attenzione le abitudini aiutano... ma spesso limitano!

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