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martedì 17 febbraio 2009

Una tigre m’insegue e una lucertola mi chiama. Che stress!

di Michael Held

15 Febbraio 2009

Con la parola “stress” descriviamo oggi tutta una serie di situazioni: la vita stressante di tutti i giorni, il lavoro stressante, sintomi e malattie causati da stress, i ritmi stressanti della vita professionale, le attività stressanti nel nostro tempo libero, il capo o la famiglia che ci stressano, il traffico-inquinamento-maleducazione-aggressione stressante. Tutta la quotidianità a 360 gradi ha o potrebbe avere una carica da stressare (l’agente dello stress). E come niente può esistere senza il suo polo opposto, si è creato un senso della vita nella ricerca dell’antistress, come dimostra tutta un’industria che basa i suoi valori su rilassamento, work-out, vacanze-massaggi, wellness-viaggi, sport estremi e altro per combattere lo stress e le sue conseguenze.
Considerata anche l’importanza attribuita allo stress come causa unica o come concausa nella formazione di varie patologie, è utile capire meglio le reazioni che avvengono dentro di noi, le loro cause e le loro logiche e provate conseguenze, per arrivare a una conclusione che rivela alla fine l’individuo come protagonista del proprio starbene.

Le ultime scoperte della moderna biochimica e innovativi esami di analisi (non solo del sangue, ma anche della saliva), permettono una comprensione più dettagliata su ciò che accade in tempo reale nel nostro organismo quando siamo stressati. Prima di spiegare queste reazioni “stress-specifiche”, dobbiamo riflettere sul significato vero che lo stress - cioè una serie di reazioni fisiche precise - può avere per noi e perché l’evoluzione permette ancora un meccanismo così “cattivo”, causa di quasi tutti i mali di cui oggi soffre la società. Non basta leggere questa sintomatologia come la “malattia del secolo”, dovuta al nostro stile di vita. Occorre una più acuta lettura del fenomeno per giungere a semplici e fattibili soluzioni che ci permettono non solo di comprendere ciò che lo stress significa all’interno di noi e dove progressivamente ci porterà, ma anche come eliminarlo e prevenirlo. Elimazione e prevenzione senza rincorrere l’ampia gamma di farmaci proposti come “anti-sintomatici”. Dobbiamo prima valutare correttamente ciò di cui il sintomo veramente ci “parla”.

La tigre nel bosco

Per spiegare meglio cosa intendiamo, immaginiamo una scena accaduta in un passato non troppo lontano a un nostro antenato: stava girando per il bosco (ancora pieno di una ricca e variegata vegetazione) in cerca di cibo quando, improvvisamente, si trova davanti a una tigre. Per il nostro antenato è un incontro spaventoso: provvisto ancora di un forte senso di istinto di sopravvivenza, l’antenato scaglia la sua lancia verso la tigre, poi cominciare a correre in cerca di riparo. Fermiamoci un attimo a questa scena
drammatica: cosa accade all’interno del nostro antenato?
Se facesse in questo momento una rapida visita medica, con una buona anamnesi fatto da un bravo medico, trovereste i seguenti sintomi:
tachicardia (perché ha bisogno di un maggior apporto di sangue e ossigeno), respiro accelerato (più ossigeno), contratture muscolari (per combattere e correre), nessuno stimolo di andare di corpo (stipsi, non si può evidentemente avere uno stimolo di evacuazione con una tigre che ti rincorre!), nessuno stimolo di dormire (insonnia), ansia (in questo caso non-patologica, perché ci rende concentrati sul problema “tigre”, più acuto e vitale che mai), sudorazione, pressione sanguigna che sale. Vediamo tutti i sintomi tipici dello stress. In questo contesto di “attacco” non solo sono comprensibili, ma sono addirittura necessari per la sopravvivenza. Ci rendono reattivi rispetto a una situazione imprevista. Semplificando, si potrebbe dire che il nostro organismo dà precedenza a tutto ciò che gli serve per reagire a una situazione di pericolo. Nell’economia generale del nostro organismo, questo va a debito di altre reazioni fisiologiche che non sono di rilevanza in queste situazioni “eccezionali”. Per esempio, la digestione, ma anche la funzione immunitaria o quella sessuale, ciò che spiega i problemi sessuali e immunologici per chi soffre di stress cronico.

La rete e la lucertola

Tutte queste reazioni sono regolate da una rete funzionale che comprende neurotrasmettitori e ormoni come cortisolo, adrenalina, noradrenalina, serotonina e dopamina, oltre che aminoacidi, vitamine, minerali e oligoelementi (sostanza come zinco e selenio).
Questi neurotrasmettitori sono tra l’altro stimolati da una parte antichissima del nostro cervello che si chiama “sistema limbico” che condividiamo in forma e funzione con i rettili, per esempio la lucertola. E com’è facile immaginare, la conversazione con il nostro “cervello-lucertola” è assai limitata, ragione per cui molto spesso la razionalità e tutti gli approcci della psicologia hanno un impatto molto limitato sulla cura dello stress o i suoi “parenti” che possono chiamarsi “ansia”, “attacchi di panico”, “sbalzi di umore” o anche “depressione” (per un abbassamento tra l’altro della serotonina dovuto a un relativo o assoluto eccesso di sostanze “eccitanti”, come l’ adrenalina o il cortisolo rispetto a sostanze “inibitori”).
Torniamo al nostro antenato alle prese con la tigre. Possiamo immaginare varie “soluzioni”: 1) arriva a casa e chiude la porta in tempo a sventare l’assalto; 2) la tigre lo raggiunge e l’antenato vince la battaglia (evento raro); 3) la tigre vince e mangia l’antenato. Anche se l’esito è diverso (e visto che state leggendo l’articolo, fate parte delle soluzione 1 o 2) tutti e tre portano a una conclusione: lo stressore (la tigre) ha un inizio e, cosa più importante e fondamentale, una fine! O vince l’antenato o vince la tigre! In tutti i casi, le reazioni descritte sopra hanno una causa precisa e appena finisce la causa, tutto ritorna al livello di base, al “range” di normalità. Il metabolismo si autoregola.
Sono reazioni e segni precisi che rispondono a uno stimolo, in questo caso esterno, e finiscono appena cessa lo stimolo. Questa è la grande differenza:
dei meccanismi antichissimi necessari alla sopravivenza del singolo e della specie, vengono innescati oggi per una moltitudine di stimoli e si trasformano progressivamente da reazioni e segni, in sintomi. E da sintomi diventano malattie!

Una lucertola in una società di tigri

Si potrebbe obiettare dove sono le tigri oggi? In effetti, le tigri si stanno estinguendo anche in India, ma le tigri nella nostra società sono “tigrotti” che hanno altri volti: si nascondono dietro i blocchi e le file del traffico, dietro ritmi di vita innaturali, dietro conflitti psicosociali all’interno delle famiglie e nei luoghi di lavoro, dietro la maleducazione e le aggressioni che penetrano anche attraverso i mezzi di comunicazione, dietro continue invasioni che ci “ricordano” cosa non abbiamo e cosa ci manca, dietro vari concreti o temuti “input” di pericoli e molto altro.
Ognuno di noi potrebbe allungare questo elenco che il nostro organismo “traduce” come attacchi e, come descritto sopra, la parte antica dentro il nostro cervello, la lucertola, non ha la capacità di differenziare e di distinguere perché è programmata sul più importante punto della vita in assoluto, cioè sulla nostra sopravvivenza! La lucertola sente solo l’attacco, senza letture intermedie, e reagisce come può: si o no, bianco e nero, acceso o spento, come un bit in un computer legge i vari segnali come attacchi alla propria integrità e risponde all’input per rendere il nostro organismo “reattivo” e pronto “all’attacco” con un preciso “output”
(tachicardia, pressione alta, respiro accelerato ecc.), anche se la nostra razionalità, la nostra mente molto più lenta, cerca di razionalizzare tutto (<> o <> ecc.)- e rischia così di intrappolarsi ancora di più perché aumenta il gap tra le reazioni psico-fisiche e le nostre interpretazioni “razionali” .

Come abbiamo descritto, la nostra lucertola conosce solo “l’attacco-o-non”, non sa fare una differenza tra le tigri e i “tigrotti” della nostra società.
Paradossalmente lo fa per salvarci: se fosse la nostra razionalità a decidere le reazioni necessarie quando ci troviamo improvvisamente in una situazione di pericolo in macchina (tipo “giro a destra, giro a sinistra, freno o non freno”), tutti noi saremo già finiti in ospedale o peggio.
L’estrema velocità della lucertola e proprio la sua “semplicità” di interpretazione ci proteggono e spesso addirittura ci salvano. Per questo dentro di noi c’è tale relitto “evoluzionistico”che mai cambierà.
Tutto ha previsto la natura, ma non i ritmi “non-umani”, gli eccessi di stimoli, la rapidità di cambiamenti di stile, oggetti, cultura “in and out”, l’importanza del momento “qui e ora” della società moderna. Tigre e lucertola, l’uomo e le sue reazioni fisiologiche, formavano un’unita operativa (sempre in direzione verso un’equilibrio dinamico della natura che ogni tanto comprendeva anche qualche vittima “antenato”).

In cerca dell’equilibrio perduto.

Come ritrovare l’equilibrio perduto? Cominciamo dal semplice: rispondiamo al malinteso che la tigre non c’è, con un altro malinteso: la tigre non c’è ma io corro (sfuggo, lotto, faccio ginnastica, corsa, pilates, yoga, tennis, ecc.). Vanno bene tutte le attività aerobiche (!) fisiche che provocano un aumento del battito cardiaco, sempre equilibrato rispetto alla propria preparazione atletica. E siccome sono coinvolte nella varie reazioni fisiologiche “da stress” delle vitamine, minerali, aminoacidi ecc., allora è fondamentale un’equilibrata e sana alimentazione e in alcuni casi, eventualmente dopo approfondimenti clinici, anche un supporto con integratori meglio se “su misura” e non con prodotti che potrebbero portare ad altri squilibri.
E cosa facciamo con le medicine? I sonniferi per l’insonnia, i lassativi per la stitichezza, i mio-rilassanti per le contratture, gli ansiolitici per l’ansia e gli attacchi di panico, i calmanti per gli affanni e i nodi alla gola, i calcio-antagonisti e i betabloccanti per la pressione e le tachicardie, gli antidepressivi e gli agonisti della serotonina per la depressione, i sonniferi per l’insonnia? Bella domanda! Secondo questa lettura del fenomeno quasi epidemico dello stress, bisogna cominciare proprio dalla vita individuale, rivedere i propri ritmi e le proprie esigenze, dedicarsi a se stessi e ai propri cari in un modo costruttivo, riacquistare un senso del limite, dell’essenziale, curare il fisico e l’apparato psico-mentale, (ri)costruirsi e trovare un equilibrio in un mondo che, a quanto sembra, l’ha perso. Siamo come l’aereo più pazzo del mondo.
Teniamoci cara l’antica lucertola, ci servirà quando cercheremo il pilota automatico per atterrare sani e salvi.

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