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mercoledì 30 aprile 2008

Certificazione impianti domestici, i chiarimenti del Ministero

Il provvedimento in questione (Decreto n.37/2008), considerato da tutti gli operatori come l’ennesima iattura in grado di mettere definitivamente in ginocchio il mercato immobiliare, sembra essere caduto tra capo e collo a chi deve, obtorto collo, farlo applicare.
In realtà le cose non stanno esattamente così se è vero che esso è stato predisposto dalla commissione tecnica interministeriale con rappresentanti delle categorie economiche e professionali, fra i quali si può legittimamente presumere vi fossero anche notai, agenti immobiliari, ingegneri, rappresentanti dei cittadini e qualche benemerito elettricista e idraulico.
Ora, delle due l’una: o questi hanno per piaggeria avallato il testo ministeriale senza muovere un dito per contrastarne i provvedimenti adesso da tutti ritenuti inapplicabili, o vi hanno visto una facile fonte di guadagno a vario titolo, e dio solo sa quanto in questo momento ce ne sia davvero bisogno!
Ma perché di grazia, “cadere dal pero” proprio adesso che il provedimento, dopo aver ricevuto tutti i sacri crismi, è pienamente attuativo e legittimato ad esserlo, e far finta di non averne saputo nulla prima?
E perché lamentarsi soltanto adesso della soluzione pasticciata e frettolosa quando si sarebbe potuto intervenire prima a scongiurare la situazione paradossale che si è venuta a creare?
Per chi non avesse ben chiari i termini del problema ricordo che il succitato Decreto ministeriale stabilisce che tutti gli immobili oggetto di compravendita devono essere accompagnati da un certificato che attesti lo stato “a norma” degli impianti (gas, luce, acqua). Stabilisce anche altre cose, ma giusto per fermarci all’essenziale.
Sul momento si è temuta la paralisi di tutti gli atti di compravendita, stante il fatto che i notai non avrebbero potuto rogitare in mancanza della introvabile certificazione.
Non è stato così, o almeno non sembra, perché l’ingegno italico ha voluto che in difetto di certificazione le parti si accordassero fra loro sulla perfetta conoscenza dello stato di fatto degli impianti e il notaio procedesse in deroga.
Alcuni acquirenti, consci della responsabilità che si assumevano, liberando del tutto il venditore, hanno rinunciato, ma la gran parte è andata avanti, cosa vuoi che succeda in un paese in cui l’unica certezza è riposta nel fatidico “speriamo non accada proprio a me”.Da questo punto di vista il Ministero e la commissione che lo ha rappresentato è stato encomiabile: applicata la disposizione il numero dei sinistri sarà ridotto alla quota fisiologica che ogni assicuratore considera fisiologica. Ma per il resto il paese si sarebbe avviato a diventare “moderno”: tanti impianti, tante certificazioni.
Signor (ex) ministro Bersani, se lo scordi! L’Italia non può avviarsi a diventare un paese normale per il semplice motivo che se lo fosse, o anelasse a esserlo, il Decreto 37 sarebbe stato concepito in maniera ben diversa.
E, per esempio, tanto per cominciare non avrebbe creato allarme non soltanto fra compratori e acquirenti ma anche fra i semplici affittuari. Ai quali qualcuno ha fatto credere che in assenza di certificazione si sarebbe provveduto addirittura a disdire “l’allaccio” dell’utenza (luce, acqua, gas).
Tant’è vero che è dovuto intervenire il Ministero stesso con una circolare esplicativa (Circolare n. 34/E del 4.4.2008) per far presente che, troppa grazia santantonio, non era proprio quello il senso del provvedimento.
Questo è un paese in cui anche con le migliori intenzioni si finisce però sempre per angariare il cittadino, salvo poi a rassicurarlo “generosamente” che in fondo lo Stato non è imprevidente a tal punto da richiedere un certificato su impianti messi in opera agli inizi del Novecento (specie quando neppure al Catasto risulta l’esatta epoca di costruzione dello stabile, figuriamoci avere notizie degli impianti).
Non è normale. Non è neppure normale essere italiano.
«Ma - come cantava Gaber – per fortuna o purtroppo lo sono»
Del Decreto 37/2008 il nostro giornale si è occupato in varie occasioni.

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