di Annalisa Arione9 Aprile 2009
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Sono Nina, ho ventidue anni, colleziono maglie a righe.
Ne ho un armadio pieno e sono tutte diverse.
Righe grandi, righe piccole, orizzontali, verticali.
Righe grandi, righe piccole… orizzontali...
C’è chi colleziona bocce con la neve, chi animaletti di cristallo, chi uomini… io colleziono maglie a righe.
Righe grandi, righe piccole, orizzontali, verticali.
L’anno scorso –o erano due anni fa?- mia nonna Ada è andata in gita a Lourdes. Sperava che la Madonna le facesse tornare le orecchie normali.
Non ha ricevuto nessun miracolo, in compenso è riuscita lo stesso a passare alla storia. O almeno, alla piccolissima storia che riguarda il mio insignificante paese.
Quando Don Gino, dopo il puccia puccia sacro nella vasca dell’acqua benedetta ha chiamato a sé le vecchiette-pecorelle per farle salire sul pullman e ripartire per l’Italia, mia nonna era alla “Boutique di Lourdes” e mi stava comprando una maglietta a righe grandi, bianche e celesti, con l’amorevole volto della Madonna stampato al centro.
Nello specifico, quando il pullman con le sue compaesane partiva, lei stava contrattando sul prezzo della maglia, a gesti, con la suora-commessa francese. Secondo nonna Ada, quaranta euro per una maglietta acrilica al 75 %, erano un’esagerazione. Per quella cifra la Madonna stampata tra le righe avrebbe dovuto almeno piangere qualche lacrima di sangue.
Ci sono voluti quindici rosari, un paio di “tu sei la mia vita, altro io non ho” e infiniti minuti di cattivissimi pettegolezzi paesani prima che qualcuno si accorgesse che “Ada la sorda” non era sul pullman.
Al suo posto, lato sinistro del veicolo, seconda fila, sedile vicino al finestrino, troneggiava il souvenir comprato dalla vedova Palmina: un Cristo in croce a grandezza quasi naturale, sordo pure lui.
Don Gino e Palmina, insieme a un nutrito gruppo di pecorelle ottuagenarie, hanno ritrovato mia nonna Ada quasi tre ore dopo, tranquillamente seduta nel dehor di un bar di Lourdes (sì, i bar ci sono pure là… basta spostarsi un po’) mentre cercava di farsi spiegare dal cameriere la ricetta dei croque madame, dai quali era rimasta folgorata.
Per chi non lo sapesse, i croque madame non sono altro che dei semplicissimi toast con sopra spalmato un uovo al tegamino.
Mia nonna li ha adorati così tanto che al pranzo di Natale ce li ha serviti come primo, al posto della pasta fatta in casa.
La famiglia non ha gradito.
Lei, invece, se n’è scofanati otto.
Mastica e sputa
Sono Nina, ho ventidue anni, ho caldo.
Lo sapevo, per andare a dormire dovevo mettere la maglia verde acido e marrone, a righe piccole. Quella nuova, con le maniche corte.
Ho già detto che colleziono maglie a righe?
Righe grandi, righe piccole… orizzontali, verticali...
Mi chiamo Nina perché mia mamma era una fan sfegatata di Tina Turner.
Però, siccome il nome Tina le ricordava anche una compagna di classe delle medie, brutta, odiosa e col fiato che sapeva di porri, ha fatto uno sforzo emotivo immane e ha cambiato la prima consonante del nome da T a N.
E mi ha chiamata Nina.
All’anagrafe io sono Nina Turner Scicolo.
Non sto scherzando.
Nina Turner Scicolo. Dove Turner è il secondo nome.
Mia madre era convinta che portasse bene, voleva che diventassi come lei...
Come Tina Turner, intendo. Non nera, quello era impossibile.
Però aggressiva e intonata, quello sì. Ci sperava.
Un giorno ha scoperto dai giornali che il marito di Tina Turner si drogava, beveva e picchiava la moglie ed è stata felice di aver cambiato, anni prima, quella consonante iniziale.
“Almeno non farai la sua fine”, mi ripeteva, “Avrai un destino da Nina e non da Tina!”.
Come se una lettera potesse cambiare il destino di una persona.
E poi, quale sarà il destino di chi si chiama Nina?
Mamma dice che il mio destino è volare. Volare alto.
Mastica e sputa
Sono Nina, ho ventidue anni...
Colleziono righe. L’ho già detto?
... Righe piccole, orizzontali...
Sono Nina Turner Scicolo. Sono stonata. Mamma lo sa e non ci piange più.
Mia nonna si chiama Ada e non ci sente.
Croque madame... Lei li mangia. Anche due alla volta.
Colleziono...
... Ho freddo.
Ho addosso una maglia a righe. Rosa e nera. Righe grandi. Manica lunga.
Mastica e sputa
Sono Nina...
Mastico, ho qualcosa in bocca...
Il sapore è orrendo, allora sputo tutto fuori.
Mi sembra di masticare i miei denti.
Ho freddo, ho male alle gambe, ho male alla testa, ho male alle orecchie, ho male agli occhi, ho sonno, ho male alla faccia, ho male al collo. Ho freddo.
Ho freddo.
Non trovo le mie gambe. Chi ha preso le mie gambe? Non le sento più.
Mastica e sputa
Sono Nina...
Colleziono maglie... a righe.
Righe grandi, righe Turner, righe Ada...
Devo parlare per non dormire, l’ho visto fare nei film, ma la voce non mi esce e allora penso.
Devo pensare per non dormire.
Colleziono maglie...
Non so da quanto tempo sono qui sotto.
È da quando le stelle fosforescenti attaccate al soffitto di camera mia mi sono cadute addosso, portandosi dietro il lampadario e tutti i muri.
Era notte.
Le stelle sono cadute.
Desiderio... se le stelle cadono, si esprime.
Mastica e sputa
Nina...
Colleziono maglie a
Righe
Nina...
Stelle cadute
Esprimo un
Desiderio
Volare via
Volare
Volare
Ho visto Nina
Volare
Ho visto Nina
Volare!
Ho visto Nina!
Volare!
“Ho visto Nina!”
Nonna Ada è sorda, lei non parla, grida. Ora grida più forte che mai.
“Ho visto Nina!”, grida.
E scava.
Sono Nina,
ho ventidue anni,
colleziono maglie a righe.
Righe grandi, righe piccole...
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