TEST
1. Che cosa fate quanto sietealle prese con un problema in azienda?
a. lo ignoro e spero che si risolva da solo;
b. mi lamento con amici e familiari e scarico le colpe e le mie frustrazionei su qualche collega;
c. cerco di girarlo a qualcun altro;
d. faccio brainstorming con la persona di competenza finche’ non trovo una soluzione creativa.
2. Quanto spendete in formazione?
a. Niente;
b. Meno di cento euro all’anno;
c. Da 100 a 499 euro all’anno;
d. Oltre i 500 euro all’anno.
3. Quale di qeuste affermazioni descrive meglio il vostro livello di energia?
a. Riesco a malapena ad arrivare alla fine della giornata;
b. Lavoro sodo per qualche ora, poi perdo slancio e traccheggio per il resto della giornata;
c. Riesco a lavorare sodo per otto ore filate;
d. Sono pieno di energia, e quando faccio una cosa che mi piace non mi stanco mai.
4. state attraversando un periodo aureo e tutto sembra andare a gonfie vele. Che cosa fate?
a. prendo un po’ di ferie e me ne vado in vacanza;
b. mantengo lo status quo;
c. comincio a prendere in considerazione qualche altro lavoro o un ruolo diverso;
d. mi concentro sul mio lavoro o sul mio ruolo, per fare ancora meglio.
Se avete risposto per tutte le domande la lettera "d" siete pronti per cominciare l’anno 2009 con la REMAX TEAM!
L’unica nostra costante e’ il cambiamento!
INSIEME, voi consulenti e noi dello staff, abbiamo lavorato nello stesso mercato, affrontando ogni problema come un’opportunita’.
ECCO SVELATI I SEGRETI!
WEIJI: termine cinese composto da due ideogrammi indicanti rispettivamente periocolo e opportunita’.
L’ITALIA DEL CINQUECENTO saccheggiata dagli eserciti stranieri, raggiunse i vertici della cultura e dell’arte con il Rinascimento.
IL PRESENTE va letto in chiave storica!
E’ SCIENTIFICO! Siamo psicologicamente impreparati ad affrontare le incognite e le crisi del nostro tempo. Il rimedio? Imparare ad usare la ragione, mescolati a passione e perseveranza.
SE QUALCOSA SI INCEPPA?
L’avvento moderno delle tecnologie e delle scienze, ha consentito il progresso organizzativo, sociale e politico, che ha reso possibile l’economia di mercato e l’espanzione della liberta’ umana. Il problema e’ che individualmetne conserviamo un naturale disagio psicologico nei riguardi dell’economia di mercato.
La spersonalizzazione delle dinamiche decisionali che sono implicate nel funzionamento delle societa’ complesse e dei mercati globali viene accettata fino a quando le risorse che giungono al sistema garantiscono che tutti possano guadagnare. MA SE QUALCOSA SI INCEPPA, se accade o si diffonde il sospetto, se si annusa l’instabilita’, la fiducia viene istintivamente revocata, SENZA MINIMAMENTE CALCOLARE CHE AGENDO IN QUESTO MODO IMPULSIVO IL DANNO PEGGIORA.
L’ECONOMIA ANCESTRALE DEI CACCIATORI-RACCOGLITORI doveva affrontare altri tipi di crisi, del tutto circoscritte e proprie di un’economia a somma zero.
CI SPAVENTIAMO PER LA MANCANZA DI RISPOSTE DISPONIBILI SUBITO.
UNA RISORSA? La cultura intesa come esperienza individuale e collettiva realmente vissuta, storicamente accumulata ed empiricamente validata. Ma il nostro cervello non e’ abituato ad usare in modo obiettivo i dati dell’esperienza
LA SOLUZIONE?
Non cadiamo vittime delle trappole emotive. Solo la filosofia della mentalita’ collettiva volta alla condivisione delle esperienze, all’analisi degli errori, al controllo rigoroso delle soluzioni (nostro unico obiettivo) per i continui imprevisti, puo’ fornire gli strumenti culturali, sociali e aziendali per governare le crisi (o.. come direi io: i cambiamenti) in un ecosistema umano sempre piu’ instabile e confuso dove l’unica vera ricchezza che non tutti hanno compreso e letto nel giusto modo e’ la DIVERSITA’.
Se gli altri dicono che il mercato in crisi... lasciateglielo credere e...
... BENVENUTI NELL’ANNO DELLE OPPORTUNITA’.
Ah... naturalmente se volete potete far girare questa lettera... ogni idea che noi abbiamo e’ gia’ vecchia... WHAT’S NEXT?
Marco Ramberti
4912
mercoledì 31 dicembre 2008
In frenata il mercato delle case
nel 2009 giù prezzi e acquisti
di LUCA IEZZI la repubblica
In frenata il mercato delle case nel 2009 giù prezzi e acquisti
ROMA - Continuerà anche nel 2009 il periodo terribile del mercato immobiliare italiano. Secondo le stime di uno dei principali operatori del settore, Gabetti, il prezzo medio degli immobili è destinato a cedere circa il 6%, perché "fino ad ora ha perso poco", spiega Guido Lodigiani, direttore dell'ufficio studi. Finora la crisi si era materializzata soprattutto in una riduzione delle compravendite. Il crollo delle vendite sembra potersi arrestare, anche se il 2009 si chiuderà comunque in negativo con un - 3% dei passaggi di proprietà: "il mercato delle compravendite, si stabilizzerà dopo le forti contrazioni subite negli scorsi anni, soprattutto nelle grandi città" affermano i tecnici della società.
Oltre a queste stime, Gabetti anticipa alcuni dei fenomeni che animeranno il mercato il prossimo anno: sconti per le grandi metrature, problemi di abbondanza di nuove case nei centri più piccoli e l'incremento del numero delle case in affitto. Lo studio presenta anche una divisione in base alle dimensioni della città che mostra come i centri medi e piccoli soffriranno di più il calo delle vendite e la città medie avranno invece un calo minore del prezzo.
Analizzando la due maggiori città italiane, si vede che la situazione è simile ma con indicatori invertiti: Milano terrà meglio sul versante prezzi, flessione del 5% contro il -6% delle transazioni, mentre a Roma si dovrebbe avvertire meno il calo delle vendite con un -2% rispetto alla media nazionale del -3%.
Si conferma dunque per il prossimo anno un mercato più favorevole a chi acquista casa rispetto a chi la vende, aiutano anche i tassi dei mutui: ieri l'Euribor ha segnato un nuovo record negativo. Il tasso a tre mesi, riferimento che le banche utilizzano per gran parte dei mutui a tasso variabile, è arrivato al 2,928% il livello più basso dal 29 maggio 2006. Crolla ai minimi dal 2004 anche l'altro tasso interbancario, il Libor, ora all'1,44% per i prestiti a tre mesi.
Si tratta però di un sollievo dopo anni di continui rincari. Federconsumatori ha calcolato che dal 2001 ad oggi i costi relativi all'abitazione sono lievitati del 35% (da 730,55 del 2001 a 989,40 del 2008) per chi ha comprato casa. L'aumento delle rate dei mutui a tasso variabile è stato mediamente di 200 euro al mese e ha coinvolto oltre 3 milioni di famiglie. Consistenti rincari, poi, hanno interessato soprattutto le bollette energetiche: + 54% per il riscaldamento e + 40% per il gas. Si aggiungono i costi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, +189%.
Ancora peggio è andata a chi è in affitto: +79%, passando da un costo mensile di 610 euro nel 2001 a 1.090 Euro del 2008. Decollate anche le spese di condominio, aumentate del 74%, e quelle per il riscaldamento, luce e gas (aumentate rispettivamente del 54%, 64% e 40%). In totale per i locatari i costi mensili nel 2008 sono stati pari a 368,40 euro, ben il 54% in più rispetto al 2001 si fermavano a 238,65 euro al mese.
(31 dicembre 2008)
di LUCA IEZZI la repubblica
In frenata il mercato delle case nel 2009 giù prezzi e acquisti
ROMA - Continuerà anche nel 2009 il periodo terribile del mercato immobiliare italiano. Secondo le stime di uno dei principali operatori del settore, Gabetti, il prezzo medio degli immobili è destinato a cedere circa il 6%, perché "fino ad ora ha perso poco", spiega Guido Lodigiani, direttore dell'ufficio studi. Finora la crisi si era materializzata soprattutto in una riduzione delle compravendite. Il crollo delle vendite sembra potersi arrestare, anche se il 2009 si chiuderà comunque in negativo con un - 3% dei passaggi di proprietà: "il mercato delle compravendite, si stabilizzerà dopo le forti contrazioni subite negli scorsi anni, soprattutto nelle grandi città" affermano i tecnici della società.
Oltre a queste stime, Gabetti anticipa alcuni dei fenomeni che animeranno il mercato il prossimo anno: sconti per le grandi metrature, problemi di abbondanza di nuove case nei centri più piccoli e l'incremento del numero delle case in affitto. Lo studio presenta anche una divisione in base alle dimensioni della città che mostra come i centri medi e piccoli soffriranno di più il calo delle vendite e la città medie avranno invece un calo minore del prezzo.
Analizzando la due maggiori città italiane, si vede che la situazione è simile ma con indicatori invertiti: Milano terrà meglio sul versante prezzi, flessione del 5% contro il -6% delle transazioni, mentre a Roma si dovrebbe avvertire meno il calo delle vendite con un -2% rispetto alla media nazionale del -3%.
Si conferma dunque per il prossimo anno un mercato più favorevole a chi acquista casa rispetto a chi la vende, aiutano anche i tassi dei mutui: ieri l'Euribor ha segnato un nuovo record negativo. Il tasso a tre mesi, riferimento che le banche utilizzano per gran parte dei mutui a tasso variabile, è arrivato al 2,928% il livello più basso dal 29 maggio 2006. Crolla ai minimi dal 2004 anche l'altro tasso interbancario, il Libor, ora all'1,44% per i prestiti a tre mesi.
Si tratta però di un sollievo dopo anni di continui rincari. Federconsumatori ha calcolato che dal 2001 ad oggi i costi relativi all'abitazione sono lievitati del 35% (da 730,55 del 2001 a 989,40 del 2008) per chi ha comprato casa. L'aumento delle rate dei mutui a tasso variabile è stato mediamente di 200 euro al mese e ha coinvolto oltre 3 milioni di famiglie. Consistenti rincari, poi, hanno interessato soprattutto le bollette energetiche: + 54% per il riscaldamento e + 40% per il gas. Si aggiungono i costi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, +189%.
Ancora peggio è andata a chi è in affitto: +79%, passando da un costo mensile di 610 euro nel 2001 a 1.090 Euro del 2008. Decollate anche le spese di condominio, aumentate del 74%, e quelle per il riscaldamento, luce e gas (aumentate rispettivamente del 54%, 64% e 40%). In totale per i locatari i costi mensili nel 2008 sono stati pari a 368,40 euro, ben il 54% in più rispetto al 2001 si fermavano a 238,65 euro al mese.
(31 dicembre 2008)
lunedì 29 dicembre 2008
In onore di un grande uomo, che sia fonte di ispirazione.
Addio a Carlo Caracciolo
padre di Espresso e Repubblica
Il settimanale, il quotidiano: sempre in prima fila nell'innovazione
Dalla guerra per la Mondadori alla passione per i giornali locali
Carlo Caracciolo
Di lui Giorgio Bocca diceva: "E' una delle poche persone che abbia conservato il gusto del rischio". E fino all'ultimo ha avuto un pensiero e un'idea per Repubblica e Liberation. Il nostro giornale, il mondo dell'editoria piangono Carlo Caracciolo, fondatore dell'Espresso e poi di Repubblica, editore puro e appassionato, che si è spento in serata a Roma.
Caracciolo era nato il 23 ottobre del '25 ed era presidente onorario del Gruppo Espresso, dove ha lavorato per cinquant'anni della sua vita. E' stato giovane partigiano in Val d'Ossola, si è laureato in legge a Roma, si è specializzato ad Harvard. Si è definito un "editore fortunato". Fin da quando fondò nel '51 la Etas Kompass. Poi animatore e promotore nel '55 di un settimanale che fece la storia del giornalismo come l'Espresso, soprattutto da quando Adriano Olivetti gli girò il pacchetto di maggioranza.
"Quando, a fine anni Cinquanta, Olivetti decise di ritirarsi e mi offrì le sue quote, rimasi sconcertato" ha raccontato Caracciolo. "Ero senza una lira. Gestendo la pubblicità avevo un qualche accesso ai conti, che non erano straordinari. D'accordo con Arrigo Benedetti, il direttore ed Eugenio Scalfari, direttore amministrativo e editorialista di economia, decidemmo per prima cosa di raddoppiare il prezzo, da cinquanta a cento lire..."
Caracciolo non ha mai smesso di rischiare e di divertirsi. Ma anche a considerare questo mestiere un dovere civile, magari scommettendo su pubblicazioni di nicchia, apparentemente senza mercato, ma di sicuro successo. Come ad esempio Le Scienze. A metà degli anni '70 decise, insieme ad Eugenio Scalfari, di puntare su un quotidiano. L'Espresso era appena uscito da una navigazione incerta: dopo aver chiuso per molti anni in pareggio, stava incominciando a guadagnare. Caracciolo poteva puntare a rendite più sicure - la pubblicità, i periodici, i settimanali di target facile, commerciale - lui invece decise di fare un quotidiano: scritto come un settimanale. Un secondo giornale che diventò molto presto il primo per centinaia di migliaia di cittadini.
Così Caracciolo descrisse la nascita di Repubblica. "Da soli, dicevo a Eugenio, non potremo mai farcela. Lui premeva, invogliato dal difficile momento del Corriere, dove Angelo Rizzoli era entrato con l'appoggio esplicito di Cefis, sottraendo a quella istituzione la sua storica olimpicità. Facevamo fra noi un gran parlare del "giardinetto". Alludevamo a un certo numero di industriali che avremmo coinvolto nell'impresa, sotto forma di sottoscrizione di abbonamenti. Oltre a qualche grana, la cosa ci procurò l'incontro, positivo, con Carlo De Benedetti, che per quella via si accostò al nostro Gruppo. Fu Scalfari a pensare a Mondadori. Ci fu poi, nel tardo inverno del '75, una riunione decisiva nella villa di Giorgio Mondadori, a Sommacampagna. Con Mondadori e Formenton, era arrivato Sergio Polillo, uomo di vertice della casa editrice. Minuto, cauto, interloquiva poco. A un tratto, sempre un po' sovrappensiero, emise un giudizio del tipo: "Si può fare". Diedi un calcio a Eugenio: la Sfinge si era pronunziata. Eravamo in porto".
Che cosa sia stato un editore puro come lui, lo descrive proprio Giorgio Bocca nel suo "Vita da giornalista". "Carlo Caracciolo, editore di Repubblica, del Tirreno e dell'Espresso - scrive Bocca - è conosciuto dal grande pubblico come il Principe, il cognato di Gianni Agnelli, un grande charmeur che si occupa di giornali e di libri quasi per hobby. Una volta sono andato con lui a fare un giro in Toscana, l'ho visto passare la giornata a discutere con i distributori: quante copie ha preso il Tirreno a Grosseto, quante ne ha perse a Follonica. Poi combinava con un rappresentante di macchine tipografiche un viaggio a una Fiera di Las Vegas, per vedere l'ultimo modello di una rotativa".
Grazie a personaggi come Caracciolo, il Gruppo è rimasto sempre in prima fila nell'innovazione. Il formato dell'Espresso e di Repubblica, il colore, i supplementi, gli allegati, le guide prestigiose come quella dei ristoranti e dei vini. Per ventuno anni, dal '76 al '97, Caracciolo è stato presidente e amministratore delegato di Repubblica. E Bocca ricorda giustamente l'altra sua grande passione: l'informazione locale. Non solo il Tirreno ma i tutti gli altri giornali che via via hanno fatto crescere il Gruppo Finegil: dal Piccolo di Trieste alla Città di Salerno. Era spesso Caracciolo ad accogliere in una città che fosse Padova o Livorno, il presidente della Repubblica o il premier in visita al giornale locale. Non molto tempo fa ha accompagnato i direttori dei giornali del Gruppo a Palazzo Chigi.
E i giornalisti di Repubblica non possono dimenticare il suo comportamento durante la cosiddetta guerra della Mondadori, ai tempi in cui Silvio Berlusconi diventò presidente della casa editrice. All'inizio degli anni '90, Caracciolo si battè per l'autonomia - e in qualche modo la sopravvivenza - di Repubblica, fino alla famosa mediazione che portò alla divisione. Libri da una parte, con un Silvio Berlusconi che non era ancora entrato in politica. Giornali dall'altra con Caracciolo e De Benedetti, diventato azionista di maggioranza.
Nel libro a cura di Nello Ajello pubblicato da Laterza, Caracciolo racconta senza metafore il suo scontro con il Cavaliere. "Cominciarono a circolare voci che Berlusconi avesse acquistato le azioni della famiglia Formenton (e quindi il controllo di Mondadori ndr). La cosa non mi colse di sorpresa, era il dicembre dell''89. A un certo punto decisi di rivolgermi al diretto interessato. Ero a Milano e mi diressi a piedi proprio in via Rovani a casa di Silvio Berlusconi. Nei giorni precedenti ero stato invitato a cena proprio per quella sera. Venni introdotto in una stanza a pianterreno, piena di dipinti che a prima vista non mi parvero brillare per autenticità. Dopo qualche minuto apparvero Berlusconi e Fedele Confalonieri. Esauriti in breve i convenevoli, il Cavaliere mi disse: "Carlo, ti devo dare una notizia importante. Proprio oggi pomeriggio abbiamo concluso l'accordo. Abbiamo rilevato la quota dei Formenton". Mi infuriai, fino a mezzora prima i Formenton mi avevano detto il contrario. Investii Berlusconi, dicendogli tutto ciò che mi dettava il cuore. "Tu sei un mascalzone" gli dissi".
Fu l'inizio della guerra della Mondadori. Berlusconi da una parte, De Benedetti, Scalfari e Caracciolo dall'altra. In mezzo, un passaggio in tribunale, con un lodo arbitrale e un misterioso pronunciamento della Corte d'Appello di Roma, i cui retroscena vennero fuori solo anni dopo. Nel frattempo, grazie a Giuseppe Ciarrapico, era stata raggiunta un'intesa sulla divisione.
Poche, pochissime volte Caracciolo è entrato in redazione. Una delle ultime, per la festa dei trent'anni di Repubblica. Una presenza discreta, accanto a Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro. Ma una costante attenzione alla vita del nostro giornale, una curiosità per i retroscena legati a un'intervista, un'idea editoriale da sviluppare, una piazza da studiare.
La sua vita è stata paragonata a un grande romanzo borghese. Fu amico fraterno di Gianni Agnelli: sua sorella Marella sposò l'Avvocato nel '53. "Gianni aveva una vitalità straripante, quasi pericolosa".
Ma Carlo Caracciolo non era da meno. E proprio da quella voglia di rischiare, quella curiosità è nata l'ultima avventura. A quasi 82 anni ha acquistato una consistente quota del quotidiano francese "Liberation", il 33% di un giornale storico della gauche, in crisi profonda di finanze e di idee. Facendo spola fra Roma e Parigi, ha rianimato il quotidiano, ha rilanciato il sito web ("perché il futuro passa dalla multimedialità"). E soprattutto, fino all'ultimo, si è divertito.
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