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lunedì 26 maggio 2008

REAGIRE ALLA CONTRAZIONE CON LO SVILUPPO

Real estate italiano in cerca di rilancio: colpa del rallentamento dell'economia a livello nazionale o dell'impatto sul nostro Paese della crisi del credito scoppiata negli Usa l'estate scorsa, sta di fatto che gli operatori hanno iniziato a interrogarsi su quali siano le "ricette" per mettere questa stagione incerta alle spalle e guardare al futuro. Secondo Andrea Ciaramella presidente Rics Italia (Royal institution of chartered surveyors), la via del rilancio «passa attraverso operazioni a medio-lungo termine di riqualificazione e recupero di aree urbane, con strumenti di finanza innovativa che possono essere usati non solo da privati ma anche dalla pubblica amministrazione, sull'esempio di quello che sta facendo il fondo immobiliare Bnl per l'area Monteluce a Perugia che, insieme a pochi altri, rappresenta oggi la punta di un iceberg rispetto a quello che si potrebbe fare in futuro. Su questo fronte, l'interesse di investitori e developer ci sarebbe quello che manca è la certezza nelle procedure e di conseguenza nelle tempistiche di realizzazione». Malgrado le lungaggini burocratiche e una stagione economica dove tira aria di recessione, per gli investitori stranieri il mercato italiano conserva un buon grado di attrattività. «Soprattutto se si parla di retail – sottolinea Gael Mattone a capo del settore Real estate structured finance Italia di Société Général – visto che lo stock alla voce centri commerciali è ancora tra i più bassi d'Europa, specialmente nel Sud. Accanto a questo metterei il segmento degli hotel, dove l'offerta è frazionata tra piccoli proprietari e dove le grandi catene alberghiere internazionali non sono ancora sbarcate». L'outsider potrebbe essere la logistica «purché di classe A – aggiunge Mattone – mentre sugli uffici restano una sicurezza gli spazi di classe A a Roma o Milano». Mercato ancora poco "praticato" in effetti quello legato alle imprese: «In questo momento molte industrie italiane – è il presidente Rics Ciaramella a riprendere il discorso – hanno ingenti capitali bloccati sulla proprietà di immobili di tipo industriale-logistico indispensabili per la produzione, quando potrebbero gestire in maniera più flessibile questi capitali, attraverso operazioni di leasing o di sale&lease back». In base ai dati raccolti da Jones Lang LaSalle, il volume totale investito nel settore della logistica a fine 2007 ha raggiunto quota 465 milioni di euro (con un incremento del 4,5% rispetto al 2006), dove le operazioni di finanza immobiliare come il sale&lease back hanno rappresentato il 32% degli investimenti totali: una percentuale piuttosto contenuta, visto che in Italia la metà delle aziende è proprietaria degli spazi che occupa e la restante metà è in locazione, contro l'80% delle aziende che in altri Paesi preferisce impostare le proprie strategie di sviluppo in termini di locazione degli spazi, focalizzando la propria attività sul core business e molto meno sulla gestione immobiliare. Momento di chiusura di un ciclo secondo Marco Lanata, direttore generale CityLife, che suggerisce come ricetta per la svolta anzitutto maggiore sviluppo di prodotto: «Se si pensa che solo a Milano gli uffici di classe A sono il 10%, quando in altre grandi città europee come Francoforte e Londra si va dal 25 al 50%, si capisce la carenza del capoluogo lombardo». Altra questione da sviluppare, secondo Lanata, l'housing sociale, di cui molto si parla ma poco si fa nel nostro Paese.
fotne il sole 24 ore

Sabato 10 Maggio 2008