di
Corrado Sforza Fogliani
presidente Confedilizia
Il Convegno del Coordinamento legali della Confedilizia (che si è tenuto a Piacenza, a toccare la ventesima edizione) ha costituito l'occasione - come da tradizione - per fare il punto, alla ripresa, sui problemi dell'immobiliare.
La cedolare secca, dunque, è arrivata. L'annosa proposta portata avanti dalla Confedilizia (che - a parte il personale impegno del Presidente del Consiglio - aveva ottenuto, alle ultime elezioni politiche, l'inclusione della relativa proposta nei programmi dei maggiori partiti, di maggioranza e di opposizione) ha toccato il traguardo dell'approvazione in prima lettura - trattandosi di un decreto legislativo - da parte del Consiglio dei ministri. L'iter di approvazione prosegue, la Conferenza unificata autonomie locali si esprimerà entro il mese, la cedolare verrà poi presentata - per sentirne il parere - al Parlamento, e - solo allora, e finalmente - si conoscerà l'esatto testo del provvedimento. Miglioramenti (di forma, ma anche tecnici) saranno necessari. La definitiva approvazione (con la seconda lettura da parte del Consiglio dei ministri) dovrebbe comunque arrivare senz'altro in tempo utile per l'entrata in vigore della normativa entro l'anno, così che se ne possa fare applicazione dal gennaio prossimo, come previsto.
Il varo della cedolare ha, per l'immobiliare, un'importanza fondamentale. Segna una svolta epocale: ridà una qualche redditività alla locazione (che l'aveva completamente persa, sotto il peso del Fisco erariale e, soprattutto, locale), combatte sul serio - e non con fatui proclami - il sommerso, fluidifica il mercato. I risultati hanno già cominciato a manifestarsi, non tarderanno a svilupparsi appieno.
Ma, cedolare a parte, i pericoli per i risparmiatori dell'edilizia non mancano davvero. Parole chiare sul Catasto (dopo le sentenze ottenute dalla Confedilizia) non se ne sono ancora sentite. L'impegno di Berlusconi a non lasciare ai Comuni la determinazione dell'estimo dei singoli immobili, c'è, e non abbiamo motivo di ritenere che venga disatteso. Ma è ora, a questo punto, di passare ai fatti concreti, e di chiarire - con un'interpretazione autentica - l'accordo Ministero-Anci oltre che la normativa della manovra d'estate. Le parole in "politichese" ed i rinvii, infatti, abbondano.
Sul piano generale, riprendiamo una recente presa di posizione del ministro Tremonti: non è più tempo che l'Italia si conceda lussi, per il (cartaceo) lavoro buroindotto non c'è più spazio. L'immobiliare ne è stata (complici anche organizzazioni che in ciò ricercavano il proprio esclusivo business associativo) la prima, e più importante, vittima. Per il libretto casa, a sconfiggerlo hanno pensato i giudici su ricorso della Confedilizia (e non certo i politici, spesso conniventi); il disordine (regionale) della certificazione energetica è invece sotto gli occhi di tutti; e, in questa situazione, dietro l'angolo c'è qualcuno che sta allegramente dedicandosi alla (sperata) certificazione acustica (con un costo da 5 a 10 volte superiore quello della certificazione energetica, all'incirca 200 euro a vano). Gli effetti negativi sul mercato immobiliare, già si sono fatti sentire.
A questo punto, è davvero ora di dire basta. E a chi ci tenta, c'è solo da dire di provare ad essere seri, almeno in tempo di crisi.
Marco Ramberti
Concentrazione, calma e Competenza. + 39.345.65.715.03 - mramberti@remax.it
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martedì 21 settembre 2010
mercoledì 30 giugno 2010
NULLITA’ DEL ROGITO IN MANCANZA DELLA DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ TRA STATO ATTUALE DELL’IMMOBILE E PLANIMETRIE CATASTALI
Il 1 luglio 2010 entra in vigore la nuova disposizione, contenuta nel D.L. 78/2010, che impone di inserire, negli atti pubblici o nelle scritture private autenticate che riguardino il trasferimento, la costituzione o lo scioglimento della comunione di diritti reali su fabbricati già esistenti, la dichiarazione degli intestatari in ordine alla conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie.
Alla violazione dell’obbligo è legata la sanzione della nullità dell’atto.
Cosa significa tutto questo?
Significa che, ad esempio, il venditore di un immobile dovrà dichiarare, e il notaio rogante inserire detta dichiarazione nell’atto di compravendita, che l’immobile oggetto di compravendita si trova nello stesso stato di fatto rappresentato nella planimetria catastale allegata all’atto.
Se tale indicazione non viene effettuata, ed inserita nell’atto, quest’ultimo è nullo. In altre parole, è facile presumere, l’atto non verrà nemmeno stipulato poichè difficilmente un notaio si presterà a rogitare un atto ritenuto nullo ex lege.
La novità, come appare evidente dalla mera lettura della novella, non è di poco conto, se si tiene presente che, come a tutti noto, molti immobili si trovano in situazioni di fatto che non corrispondono esattamente a quanto risultante dalla planimetria catastale.
Per poter rogitare la compravendita di un immobile occorrerà quindi procedere alla preventiva “regolarizzazione” della planimetria catastale, conformandola allo stato di fatto attuale dell’immobile.
Si tenga però presente che una vecchia circolare del Ministero delle Finanze, la n. 3/3405 del 14 ottobre 1989, tuttora in vigore, vieta agli Uffici del Catasto di accettare denuncie di variazione che non incidano sulla categoria, sul classamento o sulla consistenza dell’immobile.
In altre parole le piccole modifiche interne ad un immobile (ad esempio l’abbattimento di una parete per ricavare un arco, l’apertura di una porta, ecc…) non dovrebbero neppur essere accettate dagli uffici del catasto, con ciò rendendo del tutto impossibile, in tali ipotesi, ottenere una completa conformità dello stato attuale dell’immobile alle risultanze delle planimetrie catastali.
Si osserva all’uopo che la nuova disposizione normativa è stata introdotta, come sopra ricordato, con un decreto legge che quindi, appena seppur immediatamente in vigore (dal 1.7.2010), dovrà comunque essere convertito in legge nei termini consueti (60 giorni) per poter mantenere la sua efficacia e validità.
Viene spontaneo augurarsi che in sede di conversione si ovvierà a questo evidente inconveniente; diversamente, come molti autori già autorevolmente sostengono, si terrà per buona la mera dichiarazione del venditore in atti, a prescindere dal suo contenuto realmente fedele alla verità dei fatti, al fine di considerare l’atto notarile comunque valido e non soggetto alla sanzione delle nullità.
Torneremo ovviamente sul tema non appena interverrà la legge di conversione.
Avv. Daniele Mammani
Alla violazione dell’obbligo è legata la sanzione della nullità dell’atto.
Cosa significa tutto questo?
Significa che, ad esempio, il venditore di un immobile dovrà dichiarare, e il notaio rogante inserire detta dichiarazione nell’atto di compravendita, che l’immobile oggetto di compravendita si trova nello stesso stato di fatto rappresentato nella planimetria catastale allegata all’atto.
Se tale indicazione non viene effettuata, ed inserita nell’atto, quest’ultimo è nullo. In altre parole, è facile presumere, l’atto non verrà nemmeno stipulato poichè difficilmente un notaio si presterà a rogitare un atto ritenuto nullo ex lege.
La novità, come appare evidente dalla mera lettura della novella, non è di poco conto, se si tiene presente che, come a tutti noto, molti immobili si trovano in situazioni di fatto che non corrispondono esattamente a quanto risultante dalla planimetria catastale.
Per poter rogitare la compravendita di un immobile occorrerà quindi procedere alla preventiva “regolarizzazione” della planimetria catastale, conformandola allo stato di fatto attuale dell’immobile.
Si tenga però presente che una vecchia circolare del Ministero delle Finanze, la n. 3/3405 del 14 ottobre 1989, tuttora in vigore, vieta agli Uffici del Catasto di accettare denuncie di variazione che non incidano sulla categoria, sul classamento o sulla consistenza dell’immobile.
In altre parole le piccole modifiche interne ad un immobile (ad esempio l’abbattimento di una parete per ricavare un arco, l’apertura di una porta, ecc…) non dovrebbero neppur essere accettate dagli uffici del catasto, con ciò rendendo del tutto impossibile, in tali ipotesi, ottenere una completa conformità dello stato attuale dell’immobile alle risultanze delle planimetrie catastali.
Si osserva all’uopo che la nuova disposizione normativa è stata introdotta, come sopra ricordato, con un decreto legge che quindi, appena seppur immediatamente in vigore (dal 1.7.2010), dovrà comunque essere convertito in legge nei termini consueti (60 giorni) per poter mantenere la sua efficacia e validità.
Viene spontaneo augurarsi che in sede di conversione si ovvierà a questo evidente inconveniente; diversamente, come molti autori già autorevolmente sostengono, si terrà per buona la mera dichiarazione del venditore in atti, a prescindere dal suo contenuto realmente fedele alla verità dei fatti, al fine di considerare l’atto notarile comunque valido e non soggetto alla sanzione delle nullità.
Torneremo ovviamente sul tema non appena interverrà la legge di conversione.
Avv. Daniele Mammani
martedì 1 giugno 2010
IMMOBILI: S&P, IN EUROPA IN ARRIVO NUOVA CADUTA DEI PREZZI
(ASCA) - Roma, 1 giu - In Europa la crisi del settore immobiliare non e' ancora finita, lo scrive Standard & Poor's in un rapporto dedicato a questo settore. ''I prezzi degli immobili restano sopra i livelli del 2005, eccezion fatta per l'Irlanda. Una situazione che suggerisce come una piena correzione degli squilibri del settore non sia ancora conclusa. Se e' cosi', allora pensiamo che i prezzi registreranno una seconda caduta quest'anno e all'inizio del 2011'', scrivono gli economisti dell'agenzia di rating.
Il mercato tedesco resta quello piu' sottovalutato, quello francese il piu' sopravvalutato. Quello spagnolo, dove i prezzi degli immobili sono gia' scesi del 16% dai picchi pre-crisi, e' destinato ad una ulteriore correzione, considerando anche, che nel 2010, ''l'economia spagnola restera' in recessione'', spiega il rapporto.
red-men/sam/alf
Il mercato tedesco resta quello piu' sottovalutato, quello francese il piu' sopravvalutato. Quello spagnolo, dove i prezzi degli immobili sono gia' scesi del 16% dai picchi pre-crisi, e' destinato ad una ulteriore correzione, considerando anche, che nel 2010, ''l'economia spagnola restera' in recessione'', spiega il rapporto.
red-men/sam/alf
Immobiliare: al via la vendita della case Enasarco (MF)
MILANO (MF-DJ)--La fase operativa del piano di dismissioni degli immobili Enasarco, in gran parte residenziali, partira' nelle prossime settimane.
Nel frattempo, si legge in un articolo di MF, venerdi' scorso Bnl (Bnp Paribas) e B.Mps si sono aggiudicate la gara europea per l'individuazione degli istituti finanziari che erogheranno i mutui agevolati agli inquilini, mentre Pirelli Re e Bnp Paribas Reim si sono aggiudicate quella per l'individuazione della sgr a cui saranno conferite le unita' immobiliari invendute.
In particolare le due sgr dovranno costituire i fondi che gestiranno gli immobili invenduti, fondi di cui Enasarco, soprattutto all'inizio, rimarra'
Nel frattempo, si legge in un articolo di MF, venerdi' scorso Bnl (Bnp Paribas) e B.Mps si sono aggiudicate la gara europea per l'individuazione degli istituti finanziari che erogheranno i mutui agevolati agli inquilini, mentre Pirelli Re e Bnp Paribas Reim si sono aggiudicate quella per l'individuazione della sgr a cui saranno conferite le unita' immobiliari invendute.
In particolare le due sgr dovranno costituire i fondi che gestiranno gli immobili invenduti, fondi di cui Enasarco, soprattutto all'inizio, rimarra'
Cina, problemi immobiliari più gravi della crisi subprime
01/06/2010 13.30
I problemi del mercato immobiliare in Cina sono più gravi di quelli emersi negli Stati Uniti prima della crisi subprime, perché i rischi di bolla sono raddoppiati dal rischio del malcontento sociale. E' quanto ha indicato un consigliere della Banca Centrale citato dal Financial Times. "Il problema del mercato delle abitazioni in Cina è in effetti molto più importante rispetto a quello del mercato immobiliare negli Usa e nel Regno Unito prima della vostra crisi finanziaria", ha dichiarato Li Daokui, membro del comitato di politica monetaria dell'istituto cinese.
I problemi del mercato immobiliare in Cina sono più gravi di quelli emersi negli Stati Uniti prima della crisi subprime, perché i rischi di bolla sono raddoppiati dal rischio del malcontento sociale. E' quanto ha indicato un consigliere della Banca Centrale citato dal Financial Times. "Il problema del mercato delle abitazioni in Cina è in effetti molto più importante rispetto a quello del mercato immobiliare negli Usa e nel Regno Unito prima della vostra crisi finanziaria", ha dichiarato Li Daokui, membro del comitato di politica monetaria dell'istituto cinese.
lunedì 31 maggio 2010
ECONOMIA. BANKITALIA: MERCATO IMMOBILIARE VERSO LA STABILIZZAZIONE
(AGO PRESS) Nel primo trimestre del 2010 trovano conferma i segnali di stabilizzazione del mercato immobiliare emersi nello scorcio del 2009. E' quanto emerge dal sondaggio congiunturale presso gli agenti immobiliari sul mercato delle abitazioni in Italia, condotto congiuntamente da Banca d’Italia e Tecnoborsa. Nel primo trimestre del 2010 è proseguito il calo della quota di agenti che segnalano una diminuzione dei prezzi, scesa al 42,6 per cento dal 45,4 rilevato a fine 2009. Nel complesso, il saldo negativo tra le percentuali di risposte “in aumento” e “in diminuzione” si è ulteriormente ridotto (–41 per cento, contro –43,2 nello scorcio del 2009). Le opinioni al ribasso si confermano prevalenti nelle regioni del Sud e del Nord Est, salendo in misura più pronunciata al Centro (ora al 44 per cento). Nei primi mesi dell’anno la quota di operatori che hanno venduto almeno un immobile è salita al 71 per cento, il valore più alto dall’inizio delle rilevazioni nel gennaio 2009. Il numero di case vendute è aumentato di oltre il 12 per cento rispetto al periodo precedente, in linea con i segnali di stabilizzazione già emersi nello scorcio dell’anno secondo le rilevazioni dell’Agenzia del Territorio. Al recupero del numero totale di compravendite effettuate mediante intermediazione nelle aree non urbane del Nord si è contrapposto un calo in quelle urbane del Centro e del Sud.
Ricetta anticrisi? La casa «usa e getta»
MASSIMO GAGGI PER IL CORRIERE DELLA SERA –
Se non siamo alla casa «usa e getta», poco ci manca. Se ne sono accorti per primi gli analisti che non riuscivano a capire come fosse possibile che l’industria delle costruzioni fosse tornata a lavorare a pieno regime in città zeppe di case invendute, dalla California meridionale a Las Vegas, da Phoenix in Arizona all’estremo Nord-Ovest americano di Seattle.
La risposta è semplice quanto scioccante: nessuno vuole andare a vivere in case (quelle abbandonate da proprietari che non riuscivano più a pagare il mutuo) disabitate da tempo, che hanno bisogno di restauri, in quartieri ormai semideserti e, a volte, socialmente degradati. Meglio ripartire da zero: si costruisce su terreni che, dopo la crisi, costano assai meno, si usano tecniche costruttive più economiche, con più attenzione al risparmio energetico. Case che costano meno, nuove, in quartieri nuovi.
E le abitazioni sfitte che ingolfano il mercato immobiliare? Restano invendute e, in casi che vanno facendosi sempre più frequenti, cominciano a essere demolite da banche e assicurazioni che ne sono divenute proprietarie dopo aver cacciato i loro debitori ormai insolventi. In molti casi questi proprietari hanno scoperto che è più conveniente azzerare un valore patrimoniale e assumersi anche i costi di demolizione piuttosto che continuare a spendere soldi per i continui interventi di manutenzione — alberi da potare, giardini da tenere in ordine, superfici esterne di legno da verniciare di frequente— necessari per mantenere la proprietà sul mercato in condizioni presentabili. Con la prospettiva di non riuscire, comunque, a venderla per anni.
E così, da Chicago a Cleveland, in Ohio, le demolizioni di case che ormai hanno un valore minimo e che nessuno vuole sono diventate assai frequenti. Lo Stato col maggior numero di case rase al suolo è il Michigan, alle prese con l’esodo di una parte della popolazione, rimasta senza lavoro per la profondissima crisi del sistema industriale. La città di Detroit ha appena avviato un programma di demolizione di 450 edifici residenziali. Molti ritengono che sia solo l’inizio, visto che nell’area urbana ci sono già 33 mila case sfitte e altre 50 mila stanno per diventarlo, visto che i proprietari hanno fatto default sul mutuo. Intanto città devastate dalla crisi dell’auto come Flint (quella di Roger & Me, il film di Michael Moore sulla prima crisi della General Motors) e Clinton usano i fondi dello «stimolo fiscale», i sostegni all’economia varati da Obama subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca all’inizio del 2009, proprio per fare a pezzi le case ritenute non più abitabili: come possano portare sviluppo ruspe e macchine frantumatrici non è chiaro. Gli amministratori locali dicono che in questo modo si riqualifica il tessuto urbano, si riducono le aree di degrado e si protegge il valore del patrimonio immobiliare esistente.
Se non siamo alla casa «usa e getta», poco ci manca. Se ne sono accorti per primi gli analisti che non riuscivano a capire come fosse possibile che l’industria delle costruzioni fosse tornata a lavorare a pieno regime in città zeppe di case invendute, dalla California meridionale a Las Vegas, da Phoenix in Arizona all’estremo Nord-Ovest americano di Seattle.
La risposta è semplice quanto scioccante: nessuno vuole andare a vivere in case (quelle abbandonate da proprietari che non riuscivano più a pagare il mutuo) disabitate da tempo, che hanno bisogno di restauri, in quartieri ormai semideserti e, a volte, socialmente degradati. Meglio ripartire da zero: si costruisce su terreni che, dopo la crisi, costano assai meno, si usano tecniche costruttive più economiche, con più attenzione al risparmio energetico. Case che costano meno, nuove, in quartieri nuovi.
E le abitazioni sfitte che ingolfano il mercato immobiliare? Restano invendute e, in casi che vanno facendosi sempre più frequenti, cominciano a essere demolite da banche e assicurazioni che ne sono divenute proprietarie dopo aver cacciato i loro debitori ormai insolventi. In molti casi questi proprietari hanno scoperto che è più conveniente azzerare un valore patrimoniale e assumersi anche i costi di demolizione piuttosto che continuare a spendere soldi per i continui interventi di manutenzione — alberi da potare, giardini da tenere in ordine, superfici esterne di legno da verniciare di frequente— necessari per mantenere la proprietà sul mercato in condizioni presentabili. Con la prospettiva di non riuscire, comunque, a venderla per anni.
E così, da Chicago a Cleveland, in Ohio, le demolizioni di case che ormai hanno un valore minimo e che nessuno vuole sono diventate assai frequenti. Lo Stato col maggior numero di case rase al suolo è il Michigan, alle prese con l’esodo di una parte della popolazione, rimasta senza lavoro per la profondissima crisi del sistema industriale. La città di Detroit ha appena avviato un programma di demolizione di 450 edifici residenziali. Molti ritengono che sia solo l’inizio, visto che nell’area urbana ci sono già 33 mila case sfitte e altre 50 mila stanno per diventarlo, visto che i proprietari hanno fatto default sul mutuo. Intanto città devastate dalla crisi dell’auto come Flint (quella di Roger & Me, il film di Michael Moore sulla prima crisi della General Motors) e Clinton usano i fondi dello «stimolo fiscale», i sostegni all’economia varati da Obama subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca all’inizio del 2009, proprio per fare a pezzi le case ritenute non più abitabili: come possano portare sviluppo ruspe e macchine frantumatrici non è chiaro. Gli amministratori locali dicono che in questo modo si riqualifica il tessuto urbano, si riducono le aree di degrado e si protegge il valore del patrimonio immobiliare esistente.
Marcegaglia: liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese Visualizza altro http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-816242/mar
In manovra norme retroattive e penalizzanti per immobiliare (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 27 mag - "In Italia c'e' bisogno di piu' mercato, ancora poco presente o assente in troppi settori della vita pubblica". Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale "le liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese. Si manifestano segni sempre piu' preoccupanti di una vera e propria allergia al mercato". In Parlamento c'e' "l'allarmante corsa a ripristinare barriere all'ingresso e tariffe minime per i servizi professionali" e "se Governo e maggioranza persistono in questa marcia indietro sulle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, noi ci metteremo di traverso e sara' opposizione dura". Secondo Marcegaglia, inoltre, "anche nella manovra del Governo, il fine condivisibile di eliminare disparita' fiscali rischia di tradursi in norme retroattive e penalizzanti, come nel settore immobiliare. La semplificazione - ha concluso - e' rimasta, nel concreto, una promessa". Tri-Gvb (RADIOCOR) 27-05-10 11:17:13 (0107)IMM 5 NNNN
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il mercato immobiliare è un grave problema per l'italia
il mercato immobiliare è un grave problema per l'italia
la crisi degli anni 2008 e 2009 è stata "la più profonda della storia economica recente". il rapporto annuale dell’istat sulla situazione del paese fotografa gli ultimi due anni e individua tre punti di fragilità: "squilibri di entità notevole nel settore finanziario (da dove ha tratto origine), nel settore immobiliare (vedi notizia) e nella bilancia dei pagamenti"
segnali di ripresa nel 2010, ma ancora forti situazioni d'instabilità; potere d'acquisto pro-capite tornato sotto i livelli del 2000; il pil che è sceso ai livelli dell'ultimo trimestre del 2000; le medie imprese che hanno reagito meglio alla crisi, a fronte di tracollo delle piccole. sono questi alcuni degli spunti saltati del"rapporto annuale dell'istat", la situazione del paese nel 2009"
il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, dopo essere
aumentato molto lentamente negli anni duemila, è diminuito per due anni consecutivi: il reddito disponibile annuo pro capite è oggi inferiore di circa 360 euro rispetto a quello del 2000. in questo scenario recessivo, tuttavia, il rallentamento dell’inflazione e la discesa dei tassi d’interesse hanno contribuito a rendere meno difficile la quadratura dei bilanci familiari. le famiglie italiane hanno ridotto la propensione al risparmio, che ha raggiunto i livelli minimi dagli anni novanta. e sappiamo bene quanto, per molte famiglie, l'affitto o il mutuo impediscano di poter risparmiare anche un solo euro (vedi notizia)
nel 2009, prosegue il rapporto, "il pil mondiale è diminuito dello 0,6% a parità di potere d’acquisto e del 2% se misurato ai tassi di cambio di mercato. nell’economia reale, la crisi si è concentrata sul settore manifatturiero e sul commercio internazionale: produzione industriale e interscambio si sono contratti rispettivamente dell’8,2 e del 10,6%"
se ti ha interessato questa notizia leggi anche il problema del caro affitto nelle città italiane
la crisi degli anni 2008 e 2009 è stata "la più profonda della storia economica recente". il rapporto annuale dell’istat sulla situazione del paese fotografa gli ultimi due anni e individua tre punti di fragilità: "squilibri di entità notevole nel settore finanziario (da dove ha tratto origine), nel settore immobiliare (vedi notizia) e nella bilancia dei pagamenti"
segnali di ripresa nel 2010, ma ancora forti situazioni d'instabilità; potere d'acquisto pro-capite tornato sotto i livelli del 2000; il pil che è sceso ai livelli dell'ultimo trimestre del 2000; le medie imprese che hanno reagito meglio alla crisi, a fronte di tracollo delle piccole. sono questi alcuni degli spunti saltati del"rapporto annuale dell'istat", la situazione del paese nel 2009"
il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, dopo essere
aumentato molto lentamente negli anni duemila, è diminuito per due anni consecutivi: il reddito disponibile annuo pro capite è oggi inferiore di circa 360 euro rispetto a quello del 2000. in questo scenario recessivo, tuttavia, il rallentamento dell’inflazione e la discesa dei tassi d’interesse hanno contribuito a rendere meno difficile la quadratura dei bilanci familiari. le famiglie italiane hanno ridotto la propensione al risparmio, che ha raggiunto i livelli minimi dagli anni novanta. e sappiamo bene quanto, per molte famiglie, l'affitto o il mutuo impediscano di poter risparmiare anche un solo euro (vedi notizia)
nel 2009, prosegue il rapporto, "il pil mondiale è diminuito dello 0,6% a parità di potere d’acquisto e del 2% se misurato ai tassi di cambio di mercato. nell’economia reale, la crisi si è concentrata sul settore manifatturiero e sul commercio internazionale: produzione industriale e interscambio si sono contratti rispettivamente dell’8,2 e del 10,6%"
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previsioni euribor giugno 2010
nelle previsioni per l'euribor di maggio avevamo scritto che il mese si sarebbe chiuso con un indice annuale compreso tra l'1,20 e l'1,30%. a cinque giorni dall'entrata di giugno il valore si è attestato all'1,25%. cosa farà l'euribor adesso?
la cosa certa è che i valori dell'euribor di maggio hanno registrato una lieve ma costante crescita. le ragioni non sono l'incremento del costo del denaro, ancora fermo, ma le tensioni che hanno vissuto i mercati del credito, a causa della crisi greca e del timore di contagio alle altre economie europee. le banche hanno risposto a questi timori con la protezione ad un rischio più alto di fronte a possibili sofferenze
sebbene sia ancora presto per conoscere gli estiti delle manovre economiche che tutti i paesi europei stanno mettendo in atto, il mercato sembra suggerire che i minimi toccati nei mesi scorsi non saranno ripetuti
l'euribor a tre mesi è passto così dallo 0,635% della fine di aprile allo 0,70% attuale. nel mese di giugno continueranno a registrarsi piccoli aumenti. l'euribor a sei mesi si attesta oggi allo 0.99%, mentre a fine aprile era a 0,96%
cionostante con i dati di giugno i cambiamenti sulla rata saranno quasi impercettibili, ma bisogna aspettarsi che nei prossimi mesi saranno costanti e perció una differenza comincerà a sentirsi intorno alla fine dell'anno
la cosa certa è che i valori dell'euribor di maggio hanno registrato una lieve ma costante crescita. le ragioni non sono l'incremento del costo del denaro, ancora fermo, ma le tensioni che hanno vissuto i mercati del credito, a causa della crisi greca e del timore di contagio alle altre economie europee. le banche hanno risposto a questi timori con la protezione ad un rischio più alto di fronte a possibili sofferenze
sebbene sia ancora presto per conoscere gli estiti delle manovre economiche che tutti i paesi europei stanno mettendo in atto, il mercato sembra suggerire che i minimi toccati nei mesi scorsi non saranno ripetuti
l'euribor a tre mesi è passto così dallo 0,635% della fine di aprile allo 0,70% attuale. nel mese di giugno continueranno a registrarsi piccoli aumenti. l'euribor a sei mesi si attesta oggi allo 0.99%, mentre a fine aprile era a 0,96%
cionostante con i dati di giugno i cambiamenti sulla rata saranno quasi impercettibili, ma bisogna aspettarsi che nei prossimi mesi saranno costanti e perció una differenza comincerà a sentirsi intorno alla fine dell'anno
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